Se non smettiamo di consumare carne subito, andremo incontro ad una catastrofe climatica. Il report shock

Qualsiasi manovra volta a ridurre le emissioni di gas serra non avrà efficacia se non sarà abbinata a un drastico cambiamento nella dieta

Un nuovo report diffuso in occasione della Cop26 dimostra che qualsiasi manovra volta a ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera non avrà efficacia se non sarà abbinata a un drastico cambiamento nell’alimentazione

A margine dei lavori della Cop26, l’associazione internazionale Compassion in World Farming ha rilasciato un nuovo rapporto relativo all’impatto dell’alimentazione umana sull’ambiente e sulla crisi climatica: se vogliamo evitare una catastrofe climatica nel prossimo futuro, dobbiamo ridurre drasticamente il consumo di carne e latticini.

Nella Conferenza delle Parti di Glasgow si stanno affrontando gli importanti temi dell’energia, della rinuncia alle fonti fossili, della deforestazione e della neutralità carbonica. I grandi della terra, tuttavia, sembrano ignorare il peso degli allevamenti intensivi nel riscaldamento globale, facendo orecchie da mercante per non dover rinunciare agli ingenti proventi derivanti dall’industria della carne e dei prodotti caseari. Secondo il report di CIWF, il settore dell’allevamento è responsabile – da solo – del 14,5% delle emissioni di gas serra a livello globale (l’intero sistema alimentare produce un terzo delle emissioni globali). Se il mondo vuole raggiungere i nobili obiettivi siglati negli Accordi di Parigi e mantenere l’aumento delle temperature entro 1,5°C, è necessario ridurre le emissioni di gas serra, ma ciò non è possibile se il consumo di carne continuerà al ritmo odierno (se non ad un ritmo ancora maggiore).

(Leggi anche: Cop26, cosa prevede davvero l’accordo sul taglio delle emissioni di metano (che ignora gli allevamenti intensivi))

Il ruolo centrale che il cibo e l’agricoltura giocano nella crisi climatica è stato praticamente trascurato dai leader mondiali – spiega Peter Stevenson, autore del report. – Oggi, rompiamo il tabù e, attraverso questo nuovo report, affermiamo quello che deve essere detto, e cioè che l’allevamento è uno dei principali motori della crisi climatica. Senza un’urgente e drammatica riduzione globale del consumo di carne e latticini non saremo in grado di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi necessari per evitare una catastrofe climatica. Siamo davvero disposti a rischiare di distruggere il pianeta solo perché non possiamo frenare il nostro eccessivo consumo di prodotti di origine animale? I leader mondiali devono cogliere l’opportunità della Giornata della Natura di domani (6 novembre) per impegnarsi a intraprendere azioni urgenti e definitive per invertire questa pericolosa tendenza, prima che sia troppo tardi. Il mondo sta guardando e aspettando.

In questa tabella sono riassunte le emissioni di gas serra degli alimenti più comuni: come si può osservare, le carni di manzo, maiale e pollame sono gli alimenti che maggiormente contribuiscono all’inquinamento (@ Compassion in World Farmig)

Secondo il report, non basta adottare misure relative alla produzione di carne (come per esempio una migliore gestione del letame e le innovazioni tecnologiche di riduzione delle emissioni) per ridurre l’impatto del settore sulla crisi climatica: numerosi studi dimostrano che cambiando il nostro modo di alimentarci possiamo contribuire fino a un quinto della mitigazione necessaria per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi al di sotto dei 2°C. Oltre alle emissioni di gas serra derivanti dagli animali, il settore dell’allevamento ha impatti negativi sul suolo e sull’ecosistema – con la perdita della biodiversità, la deforestazione, lo spreco di risorse idriche. Non è da dimenticare, infine, che l’utilizzo di sostanze chimiche e antibiotici per l’allevamento degli animali provoca nell’essere umano antibiotico-resistenza e aumenta il rischio di pandemie globali come quella che stiamo vivendo.

Insomma, è sconsiderato e irresponsabile per i governi continuare a ignorare l’impatto del settore dell’allevamento sul cambiamento climatico e la capacità dei cambiamenti nella dieta di giocare un ruolo significativo nel raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Qualsiasi soluzione venga presa durante i lavori della Cop26 per ridurre le emissioni inquinanti non avrà efficacia se non sarà abbinata ad una “rivoluzione” dell’alimentazione a cui tutti possiamo contribuire, se smettiamo di mangiare carne oggi stesso per il bene dell’ambiente!

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Fonte: CIWF 

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