Clima: le citta’ contribuiscono all’aumento delle temperature, anche a distanza

Il calore prodotto dalle città altera le temperature a livello globale. Nessuna tendenza al catastrofismo. Sono i risultati di una nuov ricerca condotta presso la Florida State University

Il calore prodotto dalle città altera le temperature a livello globale. Nessuna tendenza al catastrofismo. Sono i risultati di una nuova ricerca condotta presso la Florida State University.

Secondo lo studio, il calore generato dal consumo quotidiano di energia delle aree metropolitane è così abbondante da influenzare i grandi sistemi di circolazione atmosferica, tra cui la corrente a getto durante i mesi invernali, provocando il riscaldamento della superficie alle alte latitudini su scala continentale.

Le metropoli dunque sono enormi polveriere a cielo aperto, che incidono e anche in maniera significativa sull’aumento delle temperature. Guidati da Zhang Guang, meteorologo e ricercatore presso la Scripps Institution of Oceanography dell’Università della California a San Diego, gli scienziati hanno così calcolato che il rilascio di calore residuo nelle principali città nell’emisfero settentrionale fa sì che ci sia un aumento delle temperature di circa 1°C (1,8 gradi F) su scala continentale alle alte latitudini del Nord America e dell’Eurasia nei mesi invernali.

Questo effetto contribuisce a spiegare la disparità tra il riscaldamento osservato nell’ultimo mezzo secolo e la quantità di riscaldamento prevista dai modelli e dalle simulazioni al computer che comprendono solo i gas a effetto serra di origine antropica.

Lo studio, dal titolo Energy Consumption and the Unexplained Winter Warming Over Northern Asia and North America, ha considerato il consumo di energia, dal riscaldamento degli edifici ai veicoli che generano calore attraverso i loro prodotti di rifiuto. Il consumo totale di energia del mondo, nel 2006 era di 16 terawatt (un terawatt equivale a 1 miliardi di watt). Di questi, 6,7 terawatt sono stati consumati nelle 86 aree metropolitane considerate nello studio. “La combustione di combustibili fossili non solo emette gas a effetto serra ma anche produce direttamente effetti anche sulle temperature a causa del calore che sfugge da fonti come edifici e automobili“, ha detto uno dei ricercatori.

Il rilascio di calore residuo è diverso dall’energia che è naturalmente distribuita in atmosfera. La più grande fonte di calore, l’energia solare, riscalda la superficie terrestre. La circolazione atmosferica distribuisce tale energia da una regione all’altra. Il consumo di energia umana invece distribuisce l’energia rimasta “in sospeso” e isolata per milioni di anni.

Le aree metropolitane più popolate del mondo, che hanno anche il più alto tasso di consumo di energia, si trovano lungo le coste est e ovest del Nord America e nel continente eurasiatico“, ha detto Cai. “Il rilascio concentrato e intensivo dei rifiuti dell’energia in queste zone provoca un’interruzione rilevante dei normali sistemi di circolazione atmosferica, portando a cambiamenti anche a distanza della temperatura superficiale, lontano dalle regioni in cui viene generato il calore di scarto.

Secondo gli esperti però tale riscaldamento non è uniforme. Se nelle principali aree dei sistemi atmosferici freddi d’Europa le temperature salgono fino a 1° C, durante l’autunno si ha al contrario una diminuzione delle temperature nelle stesse regioni.

Precisano i ricercatori che l’impatto sul clima che la ricerca ha studiato è distinto dal cosiddetto effetto “isola di calore urbano”, ossia l’aumento del calore nelle città rispetto alle aree disabitate a seguito del cambiamento di uso del suolo. Tali effetti-isola sono principalmente legait al calore raccolto e irradiato nuovamente dalla pavimentazione e dagli edifici. “Quello che abbiamo scoperto è che l’uso di energia da più aree urbane collettivamente può scaldare l’atmosfera a distanza, anche a migliaia di chilometri di distanza dalle regioni dove avviene il consumo di energia”.

Lo studio è stato pubblicato su Nature.

Francesca Mancuso

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