Ritornano i fenicotteri a Venezia: l’inquinamento diminuisce e la laguna si (ri)tinge di rosa

A Venezia l'inquinamento si riduce e i fenicotteri rosa ritornano


A Venezia l‘inquinamento si riduce. E i fenicotteri rosa ritornano. È l’idilliaca notizia che arriva oggi dalla laguna più famosa al mondo, già balzata agli onori delle cronache grazie al progetto Certosa Urban Park 2015.

La città sull’acqua ha il grande merito di aver ricostruito gli habitat e di aver ridotto ogni forma di contaminazione. È per questo motivo che ora Venezia ritorna a essere anche quel magnifico agglomerato di isole minori e barene (aree spugnose che affiorano o scompaiono a seconda della marea) ripopolate di fenicotteri e altri uccelli migratori. Oltre a calli, palazzi e chiese, ovvio.

L’epico ritorno in rosa si deve ai lavori per la salvaguardia della città dall’acqua alta e dall’inquinamento fluviale che hanno perseguito l’obiettivo di garantire la tutela dell’ambiente paesistico, storico, archeologico e artistico della città di Venezia e della laguna, l’equilibrio idraulico, la difesa dall’inquinamento atmosferico e delle acque.

Lavori che hanno portato non solo alla ripopolazione in laguna e nel Mar Adriatico di molte specie di pesci, ma anche al ritorno degli uccelli con intere colonie proprio di fenicotteri rosa o dei più classici “tuffettini“. E non solo: lo sforzo ha raggiunto l’obiettivo di una più generale protezione e ricostruzione di habitat naturale come le “velme“, che sono delle terre che emergono solo in occasione delle basse maree, importanti habitat per l’alimentazione di particolari specie di uccelli.

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Si tratta del sistema Mo.S.E. che prevede anche la costruzione di barriere mobili alle bocche di porto per le acque alte eccezionali. In questo modo si sta raggiungendo uno degli obiettivi del “Piano generale di interventi” realizzato dal Magistrato alle Acque di Venezia attraverso il Consorzio Venezia Nuova (concessionario unico dei lavori di difesa e salvaguardia) che è quello di dare vita nuova alla laguna.

LE BARENE – Le barene sono terre quasi sempre emerse ma soggette spesso ad allagamenti. Hanno la capacità di frenare il moto ondoso e creare percorsi obbligati alle correnti d’acqua, direzionando la propagazione della marea in laguna e amplificando l’azione dei canali. Inoltre, hanno un effetto depurante sull’acqua grazie alla vegetazione alofila e assicurano la biodiversità dell’ecosistema e della fauna avicola. Negli anni sono state ricostruite oltre 100 barene artificiali per un’estensione totale di circa 1.600 ettari, acquisendo le stesse funzioni ecologiche di quelle naturali.

Un vera e propria vittoria, insomma, se si considera che finora si sono osservate almeno una volta circa 120 specie di uccelli. In più, stormi di quasi 6mila limicoli (piovanelli pancianera, pivieresse, chiurli maggiori, fratini, corrieri grossi) utilizzano alcune delle barene artificiali come area di sosta durante l’alta marea, mentre migliaia di limicoli le utilizzano per la ricerca del cibo (come i piccoli invertebrati).

Un successo da premiare a pieni voti? Certo, se non fosse adombrato dall’ultima decisione del Tar riguardo al passaggio delle navi da crociera in laguna. Il Tar sospende fino all’udienza prevista per il 12 giugno i limiti già fissati dalla Capitaneria di porto che imponevano una riduzione del 12,5% del traffico delle navi per l’anno 2014. Tutto congelato e nessun limite alle grandi navi da crociera, che potranno – per ora – continuare a passare lungo il canale della Giudecca e soprattutto dinanzi a Piazza San Marco.

Germana Carillo

Foto: Regione Veneto

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