Covid, virus mutato: stop all’allevamento di visoni in Italia per tutto il 2021. È ufficiale

Il Ministro della salute Speranza ha firmato una nuova ordinanza che proroga la sospensione degli allevamenti di visoni fino al 31 dicembre

Stop agli allevamenti di visoni per tutto il 2021. Ormai agli sgoccioli, è arrivata la notizia che si aspettava da giorni. Il Ministro della salute Speranza ha firmato una nuova ordinanza che proroga la sospensione degli allevamenti italiani di visoni fino al 31 dicembre 2021. Non è una chiusura definitiva ma lascia ben sperare, anche in vista dei rischi legati all’epidemia e al virus mutato.

Mancavano ormai due giorni alla scadenza dell’ordinanza risalente a novembre, quando era stata disposta la sospensione degli allevamenti di visoni italiani fino al 28 febbraio. Anche alla luce di quanto stava accadendo in Danimarca e in altri paesi d’Europa e del mondo, anche l’Italia ha preferito correre ai ripari e non rischiare che un eventuale virus mutato, potesse passare dagli allevamenti all’uomo, con serie ripercussioni sulla pandemia.

Da mesi ormai le associazioni come la Lav ma anche gli scienziati cercavano di sottolineare i rischi legati a una riapertura degli allevamenti:

“L’interruzione delle riproduzioni dei visoni è una decisione positiva che va ad accogliere parzialmente le richieste della LAV che da sempre, e a maggiore ragione durante la pandemia di coronavirus e visti i casi di diffusione negli allevamenti che per primi abbiamo denunciato mesi fa, continua a chiedere il divieto permanente dell’allevamento di animali per la produzione di pellicce. Grazie alle nostre pressioni, supportate dalla maggioranza degli italiani, abbiamo risparmiato enormi sofferenze a migliaia di animali, 35.000 solo quest’anno, e continueremo a batterci per fare diventare questo divieto definitivo. Continueremo a lottare per allineare l’Italia agli altri Paesi europei che, anche in epoca pre-Covid19, hanno messo al bando questi allevamenti sulla base di motivazioni etiche e scientifiche, viste le palesi gravi privazioni a cui sono sottoposti gli animali” ha detto Simone Pavesi, Responsabile LAV Area Moda Animal Free.

Una decisione dovuta e assunta a titolo precauzionale per evitare ulteriori rischi di diffusione del coronavirus tra i visoni allevati per la produzione di pellicce e, quindi, come misura anti-Covid19 a tutela della salute pubblica.

Studiosi come i professori Crisanti, Pregliasco e Decaro avevano sottoscritto nei giorni scorsi un documento tecnico e un appello diffuso dalla LAV che riguarda soprattutto il cosiddetto “spillover” ossia la trasmissione di un potenziale virus mutato tra uomini e visoni. Ciò potrebbe ostacolare gli sforzi per eliminare, o addirittura controllare, la malattia.

“Gli allevamenti di visoni dell’UE non devono diventare un serbatoio per future ricadute di SARS-CoV-2 dagli animali all’uomo. Date le conseguenze dei rischi identificati nella dichiarazione scientifica e l’impatto sostanziale che la pandemia ha avuto finora sulle vite umane, i posti di lavoro e l’economia europea, la Fur Free Alliance e l’Eurogroup for Animals sollecitano la Commissione europea ad adottare un approccio precauzionale vista la gravità della crisi e a sospendere l’allevamento e l’allevamento di visoni in tutta l’UE. Questa sarebbe una risposta proporzionata al rischio” è l’appello rivolto dal mondo scientifico.

Fa sapere la LAV che nei 6 allevamenti ancora presenti in Italia resteranno i soli riproduttori (circa 7.000 visoni), che non potranno essere utilizzati per l’avvio del nuovo ciclo produttivo. In questo modo è stato bloccata per la prima volta in Italia

“la fase degli accoppiamenti prevista nel mese di marzo e che, tra aprile e maggio, avrebbe comportato la nascita di circa 35.000 cuccioli di visone poi destinati ad essere uccisi per diventare pellicce.”

Un pericolo reale chiamato spillover

Secondo quanto riportato dalla LAV ad oggi, tra gli allevamenti italiani, risultano esserci stati almeno 2 focolai: il primo lo scorso anno nell’allevamento di Capralba (Cremona) e che ha comportato l’abbattimento di tutti gli oltre 26.000 visoni (riproduttori compresi), il secondo a gennaio nell’allevamento di Villa del Conte (PD) e attualmente sotto sequestro per ulteriori accertamenti.

Una decisione che speriamo diventi definitiva. Al di là del rischio covid, gli allevamenti di visoni andrebbero chiusi garantendo a tale specie di vivere in libertà, invece di essere sfruttata per le pellicce.

Fonti di riferimento: LAV

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