Test chimici sugli animali: ‘l’Italia dica sì ai metodi alternativi!’

Sperimentazione animale: il 4 febbraio la commissione europea vota la modifica al regolamento REACH su test cutanei di sostanze chimiche

Test chimici sugli animali: andrà al voto domani 4 febbraio la modifica al Regolamento REACH sui test cutanei. La Commissione europea, infatti, si esprimerà circa i test richiesti per la sensibilizzazione cutanea alle sostanze chimiche, come colle, coloranti, materiali plastici, conservanti, stabilizzanti o detergenti.

Un voto che farà la differenza (tra la vita o la morte, per più di 200mila topi), dal momento che, in base alle statistiche riportate dalla Commissione europea, entro il 2018 il 35% delle 25mila sostanze chimiche registrate richiederà il test di sensibilizzazione cutanea.

In questa occasione, quello che auspicano associazioni come la Lav è che l’Italia voti per metodi sostitutivi della sperimentazione animale (tra l’altro sono attualmente disponibili e validati), così come previsto dalla norma europea in materia. E invece, al momento, il metodo di riferimento per una simile procedura è il mouse Local Lymph Node Assay (LLNA), che prevede lunghe e dolorose sperimentazioni sugli animali vivi.

LE ALTERNATIVE – Recentemente sono stati messi a punto metodi di rilevamento accurati che non prevedono l’impiego di animali, ma una strategia integrata di 2-3 test in vitro, che rilevano meccanismi di sensibilizzazione cutanea attraverso sistemi cellulari e molecolari. Si tratta di metodi validati dall’ECVAM – European Centre Validation Alternative Methods – e considerati capaci di sostituire completamente il ricorso ad animali dall’OECD – Organisation for Economic Co-operation and Development.

Gli Stati Membri dell’UE hanno avuto l’opportunità di sostenere e promuovere questi metodi sostitutivi durante l’ultima riunione della Commissione relativa al REACH, che si è svolta nel dicembre scorso, ma in quell’occasione il voto è stato rinviato a causa dell’opposizione di alcuni Paesi rispetto all’abbandono del test di riferimento convenzionale, basato sull’utilizzo di topi.

Questa posizione va contro quanto previsto dagli articoli 4 e 13 della Direttiva vigente in materia di sperimentazione, la 2010/63UE, che richiede obbligatoriamente il ricorso al metodo non animale validato, non appena questo si renda disponibile. Tale principio normativo viene inoltre ribadito a livello europeo nella recente sentenza dell’Ombudsman, che ha dichiarato per i Paesi dell’UE l’obbligo legislativo di evitare inutili test su animali.

La LAV ha chiesto ai Ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico e della Salute che il nostro Paese (basti pensare che, secondo dati Eurispes 2016, l’80,7% dei cittadini italiani è contrario alla vivisezione), voti a favore del modello alternativo all’uso di animali, per i test di sensibilizzazione cutanea. E non solo per il benessere degli animali ma anche per il nostro: a causa della sperimentazione animale, infatti, da decenni vengono immesse sul mercato sostanze dannose e tossiche anche per l’uomo e per l’ambiente.

Se si ricorresse ai modelli scientifici alternativi, la Commissione REACH potrebbe consentire anche lo sviluppo di tecnologie innovative, facendo in modo che migliori la qualità delle informazioni sulle sostanze chimiche e si tuteli in questo modo la salute dei cittadini che vi sono quotidianamente esposti.

Germana Carillo

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