Orrore negli allevamenti di polli italiani. Il video shock di Animal Equality (PETIZIONE)

Deformi, macellati a poche settimane di vita, dopo una breve esistenza in capannoni chiusi e sporchi. È questa la fine dei polli allevati in Italia per rifornire i maggiori produttori di carne. A denunciarlo è un'inchiesta shock di Animal Equality, che ha rivelato le pessime condizioni degli animali, dagli allevamenti ai macelli

Deformi, macellati a poche settimane di vita, dopo una breve esistenza in capannoni chiusi e sporchi. È questa la fine dei polli allevati in Italia per rifornire i maggiori produttori di carne. A denunciarlo è un’inchiesta shock di Animal Equality, che ha rivelato le pessime condizioni degli animali, dagli allevamenti ai macelli.

L’organizzazione internazionale ha reso nota oggi “Pollo 100% Italiano”, un’investigazione che svela gli agghiaccianti retroscena dell’industria della carne nel nostro paese. I video sono stati girati in Emilia Romagna e Lombardia negli allevamenti intensivi e nei macelli anche attraverso i droni.

In Italia si macellano quasi mezzo miliardo di polli ogni anno e per soddisfare la crescente domanda di carni bianche a prezzi sempre più bassi, questi animali vengono sottoposti a un’esasperata selezione genetica affinché raggiungano il peso di macellazione a sole 6 settimane di vita.

Questa crescita accelerata è alla base delle malattie che colpiscono i polli, costretti a “crescere” in pochissimo tempo per poi finire al macello. Ciò causa deformazioni e patologie visto che le ossa, i polmoni e il cuore non riescono a svilupparsi allo stesso ritmo della muscolatura, causando deformità, difficoltà motorie, problemi cardiaci e respiratori.

La realtà è decisamente meno rosea rispetto a quanto raccontano le pubblicità dei grandi marchi. Non si tratta dell’eccezione ma quasi della regola visto che le immagini hanno documentato le condizioni di vita del 95% dei polli che finiscono ogni anno sulle nostre tavole.

Migliaia di animali sono costretti a vivere ammassati in capannoni chiusi e sporchi. Ciò che i video hanno documentato è davvero triste: gli animali presentavano deformazioni alle zampe, gravi problemi respiratori e cutanei cui ustioni da ammoniaca, vesciche e ulcere, piaghe dovute alla scarsa mobilità. E i meno fortunati, se davvero così possiamo definirli, muoiono di attacchi cardiaci a pochi giorni di vita. I loro corpi in avanzato stadio di decomposizione vengono anche lasciati per settimane sulla lettiera in mezzo agli animali ancora vivi.

sovraffollamento

Nella maggior parte dei casi i polli ammalati vengono semplicemente abbandonati a una lenta agonia visto che sono così deboli da non riuscire a raggiungere le mangiatoie, morendo di fame e sete nel giro di pochi giorni. Chi invece sopravvive fino alla macellazione, farà i conti con operatori che li afferrano violentemente per le zampe, spesso procurando loro fratture.

macello

Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia ha detto:

“Queste sono le misere condizioni in cui 500 milioni di polli sono costretti a vivere ogni anno in Italia. L’industria della carne avicola non può continuare a prendersi gioco dei consumatori con pubblicità ingannevoli, per questo abbiamo deciso di fare chiarezza. C’è bisogno di un cambiamento radicale ed è questo che chiediamo ai produttori italiani”.

Qui di seguito il video dell’investigazione.

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Che fare? Evitare di consumarlo sarebbe la soluzione radicale. Dal canto suo, Animal Equality ha lanciato una petizione su www.polloitaliano.it rivolta ad Unaitalia, associazione di categoria che rappresenta il 90% dell’intera filiera avicunicola nazionale, chiedendo di avviare un dialogo con i maggiori produttori di carne di pollo, in particolare AIA, Amadori e Fileni, per adottare al più presto politiche volte a ridurre la sofferenza degli animali.

È arrivata la replica di Unanitalia. Aldo Muraro, Presidente dell”associazione del settore avicolo, ha detto:

“Le immagini diffuse e il racconto che emerge dalle video-inchieste di due associazioni animaliste, Animal Equality ed Essere Animali, non sono assolutamente rappresentativi di quanto accade negli allevamenti avicoli italiani. Si tratta di immagini probabilmente rubate, riferite ad un numero non ben chiaro di allevamenti e senza mai specificarne la collocazione geografica, nelle quali vengono documentati comportamenti e procedure che non sono assolutamente prassi comune negli allevamenti italiani, come invece le due video inchieste lasciano intendere. Le nostre aziende sono pronte ad intervenire su eventuali comportamenti scorretti documentati da parte di allevatori della filiera che non seguono le rigide norme e le buone pratiche di settore, ma non è corretto far vedere dei casi isolati per far intendere che rappresentino le condizioni di vita della maggioranza dei polli che finiscono ogni anno sulle tavole degli italiani”.

Francesca Mancuso

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