Orso marsicano: esemplare ucciso con un colpo di fucile

Mentre ancora imperversa la polemica per la morte dell'orsa Daniza e il destino dei suoi due cuccioli è appeso a un filo, arriva una notizia disarmante su un altro orso. Questa volta siamo in Abruzzo, altra terra dove da tempo si è inasprito il conflitto tra uomini e fauna selvatica. Qui un altro esemplare è stato ritrovato morto lo scorso 12 settembre nel comune di Pettorano sul Gizio (AQ) .

Mentre ancora imperversa la polemica per la morte dell’orsa Daniza e il destino dei suoi due cuccioli è appeso a un filo, arriva una notizia disarmante su un altro orso. Questa volta siamo in Abruzzo, altra terra dove da tempo si è inasprito il conflitto tra uomini e fauna selvatica. Qui un altro esemplare è stato ritrovato morto lo scorso 12 settembre nel comune di Pettorano sul Gizio (AQ) .

Ora il Corpro Forestale di Stato fa sapere che è stato ucciso con un colpo di fucile. Queste le prime certezze arrivate dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZSLT) di Grosseto dove la carcassa è stata trasferita nella giornata di martedì. L’orso è stato trafitto da un colpo sparato con una munizione spezzata. Uno dei pallettoni ha raggiunto l’intestino ed ha provocato un’infezione: la peritonite è risultata fatale.

Sulla base delle risultanze dell’IZSLT di Grosseto il Corpo forestale dello Stato, coordinato dalla Procura della Repubblica di Sulmona, sta procedendo ad effettuare tutte le operazioni di ricerca delle fonti di prova per rintracciare i colpevoli dell’uccisione del plantigrado, nonché a ricostruire gli spostamenti dell’orso nelle ore antecedenti il decesso.

“Si smentisce la voce circolata su alcuni organi di informazione circa l’attività, da parte del Corpo forestale dello Stato, di ricerca e cattura dei due orsi che si aggirano nella zona di Pettorano sul Gizio. Continua, inoltre, senza sosta l’attività di monitoraggio da parte della Forestale nelle aree frequentate dagli orsi per allontanarli dalle zone abitate”, si legge in una nota ufficiale.

Si tratta solo dell’ultima vittima. Da maggio a settembre 2014, infatti, sono già 4 gli orsi marsicani ritrovati morti nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e nelle aree esterne all’area protetta. Quasi il 10% della popolazione di orso bruno marsicano presente nell’appennino centrale è stata sterminata per mano dell’uomo (tubercolosi, avvelenamento o bracconaggio) senza che, ad oggi, nessuno dei responsabili sia stato assicurato alla giustizia.

Legambiente non ci sta. “Dobbiamo prendere atto che da parte delle istituzioni preposte, Ministero e Regioni in particolare, non ci sono azioni ancora sufficienti per invertire l’attuale tendenza di una popolazione di orso bruno marsicano seriamente minacciata di estinzione, occorre passare dalle parole ai fatti concreti, individuare la tutela dell’orso come una priorità per il Paese, rafforzare le aree protette e assegnare risorse adeguate alla tutela del plantigrado specie simbolo della biodiversità italiana”.

È questo l’appello che il Cigno Verde, per bocca dei presidenti dei Comitati regionali di Abruzzo, Lazio e Molise, Giuseppe Di Marco, Roberto Scacchi e Mariassunta Libertucci, diffonde alla vigilia della riunione del Tavolo Tecnico del Patom (Piano d’azione nazionale per la tutela dell’orso bruno marsicano) che si è riunito a Roma oggi presso il Ministero dell’Ambiente, convinti che, nonostante le oggettive difficoltà, si possono compiere ulteriori sforzi per mettere in sicurezza la popolazione di orso bruno marsicano.

“Dobbiamo dire con franchezza – continuano Di Marco, Scacchi e Libertucci – che quanto messo in atto fino a oggi dalle Regioni Abruzzo, Lazio e Molise per la tutela dell’orso bruno marsicano non risponde a quanto hanno sottoscritto attraverso il PATOM, ne’ sono state attivate adeguatamente le strutture regionali per evitare che l’orso venisse messo a rischio da una carente gestione sanitaria delle attività zootecniche presenti dentro e fuori dal Parco. Perdere esemplari di orsi marsicani a causa di patologie sanitarie trasmesse da allevamenti bovini infatti è di una gravità estrema e ci aspettiamo che le responsabilità dei servizi veterinari delle ASL locali vengano accertati ed eventualmente sanzionati. Segnaliamo che i calendari venatori regionali di Abruzzo e Molise non sono adeguati alle esigenze di tutela dell’orso e nelle aree di perimetrazione esterna al parco si consente una presenza venatoria impattante sulla specie da tutelare”.

Roberta Ragni

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