Mucche a terra: il servizio di Striscia la Notizia riapre le polemiche

Sta facendo scalpore e sollevando nuovamente polemiche intorno alla questione delle cosiddette mucche a terra, il servizio andato in onda ieri sera su Striscia La Notizia in cui sono state mostrate le immagini di vacche, incapaci di deambulare, caricate e ammassate a forza nei camion per essere condotte dritte dritte al macello nonostante la legge vieti di macellare animali in queste condizioni.

Sta facendo scalpore e sollevando nuovamente polemiche intorno alla questione delle cosiddette “mucche a terra“, il servizio andato in onda ieri sera su Striscia La Notizia in cui sono state mostrate le immagini di vacche, incapaci di deambulare, caricate e ammassate a forza nei camion per essere condotte dritte dritte al macello nonostante la legge vieti di macellare animali in queste condizioni.

Immagini che hanno dell’incredibile e che verrebbero invece occultate secondo Edoardo Stoppa il quale si è recato anche dal veterinario che aveva certificato solo lievi difficoltà per la povera mucca il quale ha dichiarato di “avere il cuore in pace”.

Ma l’inchiesta di Stoppa realizzata in provincia di Vicenza (qui potete rivedere il video) ha innescato una serie di reazioni. A partire da quella della LAV che stamani ha diramato un comunicato stampa in cui punta il dito contro le associazioni di allevatori e trasportatori oltre che con la pratica dei certificati veterinari falsi.

Le illegalità commesse ai danni delle “mucche a terra” non trovano soluzione e proseguono da anni nonostante le denunce il divieto tassativo previsto dalla legge, le circolari ministeriali e le condanne per maltrattamento dei tribunali. – spiega la LAV – Una vera e propria filiera di illegalità, di operatori economici che violano sistematicamente le leggi nazionali ed europee, provocando gravi sofferenze agli animali e l’immissione in commercio di carni a rischio sanitario per i consumatori. L’industria della macellazione ha trasformato la sofferenza di animali a fine carriera in un business molto produttivo”.

“Come LAV denunciamo da anni queste grave violazioni, la pratica dei certificati falsi rilasciati da medici veterinari liberi professionisti, l’inefficacia dei controlli sul benessere degli animali nei macelli, come dimostrano le relazioni annuali sui controlli durante il trasporto inviate a Bruxellesafferma Roberto Bennati, vicepresidente LAVLa veterinaria privata e il servizio sanitario pubblico difendano il proprio ruolo da questa economia illecita e tutelino la salute dei cittadini e il benessere degli animali. Chiediamo la radiazione dall’Albo dei medici veterinari del Medico intervistato ieri da Striscia la notizia, che non solo non ha smentito la paternità della documentazione ma anzi l’ha confermata ritenendo tale comportamento incredibilmente in linea con la propria coscienza di medico veterinario. Oltre all’eventuale reato di falso ideologico, che sarà accertato dalla Magistratura insieme ai reati di maltrattamento e altre gravissime ipotesi di reato contro la salute pubblica, si tratta di una piena ed evidente violazione del codice deontologico dei medici veterinari: ci auguriamo che l’Ordine dei Medici presso cui è iscritto il Medico coinvolto nell’inchiesta, voglia difendere una nobile professione esprimendo tolleranza zero verso tali comportamenti.”

“Chiediamo inoltre al Ministero della Salute di aprire subito un tavolo con i Servizi Veterinari delle Regioni per l’applicazione della norma sul trasporto e per prendere provvedimenti incisivi nei confronti di questa filiera illegale, innalzando subito la vigilanza veterinaria nei macelli e applicando sanzioni amministrative e penali che nella materia sono molto chiare e nette.prosegue BennatiChiediamo inoltre ai Servizi veterinari competenti di accertare le stalle di provenienza di questi animali e di revocare immediatamente tutti i contributi pubblici a tali allevatori per le violazioni delle regole della condizionalità. Far pagare ai cittadini il prezzo di tanta barbarie è inaccettabile.”

La replica dell’ANMI (L’Associazione Nazionale Medici Veterinari) non si è fatta attendere e neppure le prese di distanza dall’episodio, nonostante l’ammissione del fenomeno diffuso.

“Da quando SIVAR (Società Italiana Veterinari per Animali da Reddito, sua associata, nrd) aggregando tutte le forze a sostegno della legalità, aveva formalmente proposto una soluzione ai Ministeri della salute e delle Politiche Agricole, il problema degli animali non trasportabili non è stato affrontato adottando, come proposto ufficialmente, l’eutanasia come una prassi gestionale codificata, eseguita dal medico veterinario, utile a prevenire i reati di maltrattamento e rispondente ad esigenze di bonifica sanitaria, sicurezza alimentare di evidente interesse collettivo”.

In pratica, visto che, dovendosi sobbarcare l’onere dell’eutanasia e dello smaltimento della carcassa l’allevatore preferisce ricorrere comunque alla macellazione e dunque la soluzione al problema per l’ANMIsarebbe proprio quella di sollevare l’allevatore da questi due costi.

Di tutt’altro avviso l’ENPA che, al contrario pretende chiarezza e si scaglia contro gli allevamenti intensivi in generale:

«Se non verrà fatta chiarezza sul ruolo avuto dai veterinari coinvolti nella vicenda, dovremo considerarli collusi con chi ha violato la legge del nostro Paese.» Lo dichiara il presidente dell’Enpa, Carla Rocchi, che in merito a quanto denunciato dal servizio di Striscia la Notizia ha anche scritto una lettera al presidente Zaia. «Naturalmente – prosegue Rocchi – mi aspetto che la accertata responsabilità dei veterinari porti alla loro radiazione dall’ordine. Non possono esistere scusanti per un comportamento cos’ palesemente incivile nei confronti degli animali. Ci aspettiamo molto dall’impegno preso dal presidente Zaia»

Striscia la Notizia” ha denunciato un aspetto particolare di un problema più generale. «Inutile nascondersi dietro un dito – ha aggiunto Ilaria Ferri, direttore scientifico della Protezione Animali -. Che ci piaccia o no il vero problema è rappresentato dal consumo di carne e, quindi, dagli allevamenti in quanto tali.» «Al popolare programma di Canale 5 va il merito di avere smascherato una situazione di grave illegalità ma, lo ricordo, per un caso che viene svelato molti altri restano nell’ombra – continua Ferri -. Per questo è bene si sappia che, fino a quando si consumerà carne continueranno ad esserci situazioni di grave illegalità relative al modo in cui gli animali vengono allevati, trasportati o macellati

Simona Falasca

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