I veterinari ANMVI chiedono a Napolitano di mantenere la sperimentazione animale. Mobilitiamoci

La ricerca non può andare avanti senza il sacrificio degli animali. Questa, in sintesi, la terribile posizione dei Presidenti dell'ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) e della SIVAL (Società Italiana Veterinari Animali da Laboratorio), Marco Melosi e Massenzio Fornasier, che hanno rivolto un appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per "salvaguardare" la possibilità di proseguire nella conoscenza delle malattie che ancora affliggono gli animali e i cittadini di questo Paese e nello sviluppo di nuove terapie nelle quali i pazienti e le loro famiglie ripongono la speranza per il loro futuro".

La ricerca non può andare avanti senza il sacrificio degli animali. Questa, in sintesi, la terribile posizione dei Presidenti dell’ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) e della SIVAL (Società Italiana Veterinari Animali da Laboratorio), Marco Melosi e Massenzio Fornasier, che hanno rivolto un appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per “salvaguardare” la possibilità di proseguire nella conoscenza delle malattie che ancora affliggono gli animali e i cittadini di questo Paese e nello sviluppo di nuove terapie nelle quali i pazienti e le loro famiglie ripongono la speranza per il loro futuro“.

Avete letto bene, questi veterinari si appellano alla Presidenza della Repubblica “affinché il Parlamento possa legiferare senza intimidazioni e il dibattito all’interno della società civile rientri nell’alveo della democrazia e del rispetto dei valori della Costituzione”, così scrivono Melosi e Fornasier, che puntano il dito contro “episodi e manifestazioni che hanno travalicato la legalità e la democrazia“. Un chiaro riferimento alla liberazione dei cuccioli di Green Hill e all‘interesse sempre più crescente sul tema della sperimentazione animale, con proteste che fioriscono come funghi in tutto il mondo.

Come cittadini e come medici veterinari- dichiarano i veterinari nella missiva- riteniamo che i principi costituzionali della tutela della salute umana e della libertà della ricerca scientifica ad oggi non possono ancora essere realizzati senza l’utilizzo di animali. Il passaggio diretto dai sistemi in vitro all’essere umano rischia di determinare delle conseguenze per la salute umana, che nessuno è in grado di stimare, e per questo è inaccettabile“. I ricercatori, i medici, gli scienziati e i medici veterinari del Paese “non potrebbero proseguire nella conoscenza delle malattie che ancora affliggono gli animali e i cittadini di questo Paese e nello sviluppo di nuove terapie nelle quali i pazienti e le loro famiglie ripongono la speranza per il loro futuro“.

Ma come è possibile tutto questo? Perché proprio coloro che gli animali li dovrebbero curare sostengono una pratica largamente condannata e ormai anacronistica come la sperimentazione animale? Forse perché molti di loro sono direttamente implicati nel maledetto business della vivisezione, forse perché sono invischiati fino al collo con le lobbies farmaceutiche. Ecco da cosa nasce questo avvilente tentativo di far passare gli animalisti come persone reazionarie, che vanno contro il bene dell’umanità. “Le argomentazioni sono sempre le stesse“, spiegava Michela Kuan, responsabile nazionale Lav settore vivisezione, riguardo a un altro commento dell’Anmvi favorevole alla vivisezione, pubblicato nel mese di Marzo.

Si sottolinea la necessità del ricorso al modello animale e la garanzia che in Italia le cavie godano di tutele e vengano trattate umanamente. Posizioni che siamo veramente stanchi di ascoltare e leggere, si parla infatti di “sacrifici umanitari di animali” che vivono tutta la vita in una gabbia, conoscono solo la paura e la deprivazione concludendo la loro breve vita a seguito delle sperimentazioni più varie e dolorose: cosa ci sia di “umanitario” o dove sia il “benessere” di questi animali, sinceramente sfugge ad ogni logica“, continuava la Kuan.

È avvilente –concludeva la responsabile- vedere come un’associazione di medici veterinari ostacoli la diffusione di una coscienza popolare e scientifica che tuteli gli animali e si interponga nell’approvazione di una nuova legge nazionale che supporta l’implementazione dei metodi alternativi e una ricerca più trasparente grazie a controlli e condivisione di dati. E che così, peraltro, valorizza maggiormente la figura del medico veterinario nelle sue funzioni“. Parole ancora fortemente attuali. Purtroppo.

Intanto, l’articolo 14 del Disegno di Legge Comunitaria 2011 è a un passo dalla sua approvazione, rendendo il sogno del divieto di allevamento di cani, gatti e primati su suolo nazionale sempre più vicino. Per questo tutti coloro che vogliono davvero il “benessere degli animali” devono continuare a sostenerlo, perché la scienza, come spiegano i molti scienziati e medici antivivisezionisti, può progredire senza la sperimentazione animale. L’opinione pubblica deve diventare ancora più forte e agguerrita. L’invito, allora, è quello di inviare una mail di protesta a questi veterinari, scrivendo a info@anmvi.it

Mobilitiamoci, ancora una volta. Qui trovate un modello mail da inviare, fornito dall’associazione Arca 2000.

Roberta Ragni

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