Il Giappone è tra i Paesi più coinvolti nel traffico illegale di tartarughe marine: i loro bellissimi gusci usati per realizzare ornamenti

Il Giappone è tra i Paesi maggiormente coinvolti nel traffico illegale di tartarughe embricate, inserita tra le specie "pericolo critico" nella Lista Rossa Iucn

Le tartarughe marine rientrano tra le specie animali più trafficate al mondo. A giocare un ruolo cruciale sul loro destino sono le leggi dei vari Paesi del mondo, in particolare quelli asiatici e caraibici. Tra questi troviamo il Giappone, dove la regolamentazione debole e la sua scarsa applicazione contribuiscono ad alimentare il commercio illegale di tartaruga embricata, segnalata tra le specie in “pericolo critico” nella Lista Rossa Iucn. A lanciare l’allarme è il rapporto “Shell Shocked – Japan’s role in the illegal tortoiseshell trade”, appena pubblicato da Wwf,  TRAFFIC e Japan Tiger and Elephant Fund (JTEF). 

“I registri doganali del Giappone riportano 564 kg di tartarughe embricate sequestrati in 71 incidenti tra il 2000 e il 2019, che rappresentano circa 530 tartarughe embricate. Più della metà è stata sequestrata solo tra il 2015 e il 2019” si legge nel report. 

Tartaruga embricata: una specie in pericolo 

Ma perché proprio questa specie è così minacciata? I gusci di queste tartarughe marine presentano un bellissimo disegno e per la loro particolarità vengono spesso utilizzati per realizzare diversi ornamenti conosciuti in Giappone come bekko. Il commercio internazionale di tartarughe embricate è stato vietato nel 1977 dalla Convention on International trade in Endangered Species of wild fauna and flora, ma alcuni Stati come il Giappone hanno istituito una riserva formale per mantenere un traffico internazionale attivo.

Soltanto nel 1994 il Giappone accettato di rispettare formalmente il divieto di commercio internazionale, ma ancora oggi in questo Paese l’industria manifatturiera e il commercio interno di tartaruga possono continuare a operare legalmente, usando però solo le “scorte” che esistevano prima della fine delle importazioni. 

tartarughe marine giappone

@TRAFFIC.org

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Una legislazione troppo debole 

Secondo diverse stime, le scorte di prodotti derivati da tartarughe avrebbero dovuto essere completamente esaurite da tempo; tuttavia, il documento appena pubblicato rivela che ancora oggi sarebbero disponibili: secondo un inventario del 2017, delle 188,4 tonnellate di carapaci grezzi segnalate al Governo giapponese nel 1995, ne sarebbero rimaste ancora 28,7 tonnellate, ovvero il 15%.

Ma Wwf Japan, Traffic e JTEF fanno notare che: 

“I rari controlli a campione del governo, l’utilizzo continuato di gusci di tartaruga e i loro legami con l’industria manifatturiera attiva sollevano seri dubbi sul fatto che le scorte riportate riflettano veramente le scorte di guscio di tartaruga pre-1993”

Il problema principale del traffico di tartarughe è rappresentato da una legislazione ancora troppo debole.

 La legislazione nazionale si basa principalmente sui produttori che autodichiarano i loro registri delle transazioni e il saldo delle scorte ed esenta la maggior parte dei prodotti a base di carapace di tartaruga (ad eccezione di esemplari o carapaci interi: il guscio superiore duro delle tartarughe) dai requisiti di registrazione. – spiega Tomomi Kitade vicecapo del Wildlife Group di Wwf Japan – La nostra indagine istantanea del 2019 sulle principali piattaforme di aste online ha rilevato più di 8.200 vendite di prodotti di tartarughe embricate (sia inutilizzati che di seconda mano) per un valore totale di circa 102 milioni di yen o vicino a un milione di dollari USA. Tuttavia, meno dell’1% di queste vendite rientrava nella legislazione nazionale, lasciando il resto come commercio legale di fatto non regolamentato data la mancanza di regole che disciplinino il commercio dei prodotti finiti.

Il report appena pubblicato non nasce soltanto per rendere noti i numeri del traffico illegale di tartarughe embricate, ma anche per chiedere al Giappone di intervenire con misure efficaci per tutelare questi straordinari animali, ancora oggi minacciati nonostante siano a rischio estinzione.  

Nel rapporto si chiede esplicitamente di “rafforzare il controllo delle scorte e dei regolamenti sul commercio interno e di rafforzare l’applicazione della legge” e di  “introdurre un divieto sulle vendite online di carapaci di tartaruga da parte delle e-commerce companies per eliminare il commercio interno non regolamentato, nel quale è probabile che entrino prodotti di provenienza illegale.

Fonte: TRAFFIC

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