Galline in fuga dalle loro gabbie trovano la libertà…in carcere

“Non c'è niente di più risoluto di una gallina con un piano”, dicevano i pennuti di “Chicken Run”, in Italia Galline in Fuga, il film d'animazione del 2000 diretto dai registi Peter Lord e Nick Park, in cui alcune galline di una fattoria inglese elaborano un piano per fuggire prima di ritrovarsi arrostite dalla proprietaria. La storia che stiamo per raccontare sembra proprio il sequel del cartone distribuito da UIP, con la differenza che il piano, invece che dalle galline, è stato elaborato da un’associazione, la British Hen Welfare Trust, e che le galline “in fuga”, fortunatamente salvate da una morte certa, sono passate dalle sbarre delle stie degli allevamenti a quelle di in un carcere di massima sicurezza femminile.

Non c’è niente di più risoluto di una gallina con un piano”, dicevano i pennuti di “Chicken Run”, in Italia “Galline in Fuga“, il film d’animazione del 2000 diretto dai registi Peter Lord e Nick Park, in cui alcune galline di una fattoria inglese elaborano un piano per fuggire prima di ritrovarsi arrostite dalla proprietaria. La storia che stiamo per raccontare sembra proprio il sequel del cartone distribuito da UIP, con la differenza che il piano, invece che dalle galline, è stato elaborato da un’associazione, la British Hen Welfare Trust, e che le galline “in fuga”, fortunatamente salvate da una morte certa, sono passate dalle sbarre delle stie degli allevamenti a quelle di in un carcere di massima sicurezza femminile.

L’intento, ovviamente, non è stato quello di privare i pennuti della libertà, ma di donar loro una nuova, confortevole casa, salvandole dal macello. Eh già, perché le 20 galline che scorrazzano ora nel giardino della HM Holloway Prison saranno sottoposte alle amorevoli cure delle detenute, nell’ambito di un progetto rieducativo e terapeutico che mira a sviluppare un senso di responsabilità nelle carcerate. E, allo stesso tempo, a migliorare le condizioni di vita delle galline.

L’inglese Hen Welfare Trust è un ente di beneficenza nazionale che fin dalla sua istituzione, avvenuta nel 2005, si occupa di reinserire le galline ovaiole commerciali e di diffondere il messaggio che tutte le galline hanno diritto ad una buona qualità della vita. L’associazione, che sostiene di aver salvato oltre 60.000 galline dalla macellazione in questi anni, si occupa di informare in primis gli agricoltori del Regno Unito, ma anche i consumatori, spiegando il perché dell’importanza di acquistare solo uova provenienti da agricoltura biologica. Perché, anche se, come ha dimostrato una recente ricerca, le uova delle galline allevate in gabbia sembrano avere gli stessi valori nutrizionali di quelle prodotte dalle galline allevate a terra, negli allevamenti intensivi vengono quotidianamente calpestati anche i più basici principi di benessere degli animali.

Certo, il fatto che le galline da batteria siano state liberate per poi finire in galera può sembrare davvero ironico e paradossale, ma la collocazione nella prigione rende il progetto ancor più meraviglioso se si considerano i benefici terapeutici che l’allevamento delle galline del carcere potrà comportare per le carcerate.

Come ha sottolineato Jean Gill, volontaria dell’ente che ha consegnato le galline alle detenute, si tratta di “un esperimento davvero interessante e una reale opportunità dal punto di vista dell’amore per il prossimo. È straordinario: le prigioniere saranno in grado di prendersi cura di qualcosa di così vulnerabile come una gallina batteria che ha avuto una vita limitata, che è stata mantenuta letteralmente dietro le sbarre, in una piccola gabbia senza accesso alla luce del sole o all’aria aperta”.

Ma ora, nella prigione, le galline hanno un sacco di spazio, stanno a bene e sono pronte a godersi la loro nuova vita fuori da una gabbia, anche se dietro le sbarre.

Roberta Ragni

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