Si intensifica la “caccia” all’unicorno asiatico per salvarlo dall’estinzione

I biologi sono a "caccia" di questo rarissimo animale per dare avvio a un programma di riproduzione in cattività e salvarlo dall'estinzione

I biologi sono a “caccia” di questo rarissimo animale per dare avvio a un programma di riproduzione in cattività e salvarlo dall’estinzione

Il saola (nome scientifico Pseudoryx nghetinhensis) è uno degli animali più rari e sfuggenti al mondo. Detto anche unicorno asiatico, si tratta in realtà di una rara specie di cervo caratterizzato da lunghe corna dritte e macchie bianche sul viso, nonché da una mole imponente che si aggira attorno ai 100 kg di peso. La specie è stata scoperta solo nel 1992 – questo rende l’unicorno asiatico il primo grande mammifero scoperto nella storia recente.  Ma perché è così difficile individuare questo animale? Si tratta di una specie praticamente impossibile da catturare: nessun biologo è mai riuscito a intrappolare un esemplare, mentre gli animali tenuti in cattività dalle comunità locali sono morti nel giro di poche settimane, probabilmente a causa di una dieta sbagliata. La scoperta della specie a cui abbiamo fatto riferimento, infatti, si è basata sul ritrovamento di teschi e corna di esemplari già morti, esibiti come trofei dai capi di alcune comunità nel nord del Vietnam.

La notizia della nuova specie è stata accolta con gioia nella comunità scientifica come una delle scoperte zoologiche più spettacolari del XX secolo – anche se si ritiene che negli ultimi trent’anni la popolazione della saola sia diminuita drasticamente a causa del bracconaggio incontrollato: l’animale, infatti, viene cacciato sia per la sua carne che per le lunghe corna, impiegate come ingrediente nella medicina tradizionale asiatica. Le operazioni di bracconaggio sembrano essersi intensificate negli ultimi anni malgrado l’istituzione di riserve naturali e un più capillare pattugliamento dell’habitat di questo animale: i cacciatori disseminano centinaia di migliaia di trappole nella foresta, e i mammiferi non hanno scampo.

Infatti, già nel 2006 la specie è stata inserita dall’IUCN come a rischio di estinzione: attualmente si stima una popolazione inferiore ai 100 esemplari in tutto il mondo. Nello stesso anno alcuni biologi hanno fondato il Saola Working Group (SWG), un’associazione che ha lo scopo di trovare gli ultimi esemplari della specie rimasti per inserirli in un programma di riproduzione in cattività e salvare così la specie dal tragico destino dell’estinzione: l’associazione raccoglie le forze di diversi organi di difesa degli animali per raccogliere informazioni sulla specie e cercare di catturare degli esemplari.

L’area in cui vive il saola (@ savethesaola.org)

Ma l’animale continua a sfuggire: malgrado la presenza di foto-trappole in un’ampia area naturale in cui si pensa che il saola possa vivere, l’ultima volta che un animale della specie è stato fotografato è stato nel 2013 – all’interno della Riserva Naturale di Saola, nel Vietnam centrale. Questo perché la tecnologia delle foto-trappole non consente di rilevare i singoli animali che corrono all’interno di una vasta area di fitta vegetazione. Attualmente sono allo studio nuove tecniche per il rilevamento della presenza del saola in natura, come per esempio cani addestrati a fiutare l’odore e le tracce dell’animale.

Ci troviamo in un momento di storia della conservazione – afferma Robichaud, presidente della Fondazione Saola. – Sappiamo come trovare e salvare questo magnifico animale, che si trova sul pianeta Terra da forse 8 milioni di anni. Abbiamo solo bisogno che il mondo si unisca e sostenga lo sforzo. Non costerà molto e la ricompensa, per i saola, per la biodiversità e anche per noi stessi, sarà enorme.

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Fonti: The Guardian / Save The Saola

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