Elefante sul GRA di Roma, tragedia sfiorata: era scappato dal circo Orfei

Aveva voglia di libertà l'elefante che stamattina ha terrorizzato automobilisti e passanti a Roma. Proprio come la giraffa Alexander, che morì dopo una rocambolesca fuga a Imola, il pachiderma è scappato dal circo Amedeo Orfei, che dal 29 novembre era accampato in via Ugo Ojetti, nel quartiere Talenti della Capitale.

Aveva voglia di libertà l’elefante che stamattina ha terrorizzato automobilisti e passanti a Roma. Proprio come la giraffa Alexander, che morì dopo una rocambolesca fuga a Imola, il pachiderma è scappato da un circo, quello di Amedeo Orfei, che dal 29 novembre era accampato in via Ugo Ojetti, nel quartiere Talenti della Capitale.

Numerose le segnalazioni giunte alla Polizia: in molti lo hanno avvistato all’uscita 11 del Grande Raccordo Anulare intorno alle 12.30, a circa 3 chilometri dai tendoni che lo imprigionavano. Ma la libertà è durata poco: trascorsa appena un’ora, è stato ripreso e riportato in gabbia dagli stessi addetti del circo.

Appena un mese fa, il 7 novembre, si verificò un caso simile. Un esemplare di elefante indiano, scappato da un altro circo, è stato recuperato dagli agenti della Forestale in un mercato di Ponte di Nona, zona del quadrante orientale della città. Le polemiche furono immediate, con l’Ente nazionale protezione animali in testa, che chiese controlli preventivi finalizzati a verificare che le strutture rispettino tutti i requisiti stabiliti dalla legge per tutelare la pubblica incolumità e garantire il benessere degli animali detenuti.

È un vero e proprio miracolo se la fuga dell’elefante non ha avuto conseguenze ne’ per l’animale ne’ per le persone che in quel momento affollavano il mercato – dichiarava il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri, vedendo nell’episodio “un motivo in più per chiudere una volta per tutte con i circhi che sfruttano altri esseri senzienti. I quali, non appena ne hanno la possibilità fanno di tutto, anche mettere a repentaglio la loro stessa incolumità, pur di sottrarsi ad una condizione di ‘prigionia‘”. Un mese dopo, però, ecco l’ennesima tragedia sfiorata.

Roberta Ragni

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