Prodotti di foca: nessuno potrà più aggirare il divieto di commercio

Divieto di commercio di prodotti di foca, continua il braccio di ferro tra chi vuole salvare le foche e i chi vuole ucciderle, i cacciatori. Ma oggi il bilancio è positivo: questa mattina la Commissione IMCO (Mercato Interno e tutela del Consumatore) del Parlamento Europeo ha votato il parere di merito sulla proposta della Commissione UE di modifica del Regolamento (CE) 1007/2009 sul divieto di commercio di prodotti di foca

Divieto di commercio di prodotti di foca, continua il braccio di ferro tra chi vuole salvare le foche e i chi vuole ucciderle, i cacciatori. Ma oggi il bilancio è positivo: questa mattina la Commissione IMCO (Mercato Interno e tutela del Consumatore) del Parlamento Europeo ha votato il parere di merito sulla proposta della Commissione UE di modifica del Regolamento (CE) 1007/2009 sul divieto di commercio di prodotti di foca.

Sono stati respinti tutti i peggiori emendamenti che avrebbero consentito di aggirare il divieto generale, ma purtroppo altri che puntano ad incoraggiare il consumo di prodotti derivanti da caccia praticata da popolazioni indigene sono stati approvati.

“Il divieto europeo al commercio di prodotti di foca è costantemente sotto tiro da parte dell’industria che non vuole rinunciare allo sfruttamento di questi animali. Oggi la LAV, con uno strutturato lavoro di collaborazione con le principali ONG europee ed internazionali, ha potuto vincere una ulteriore battaglia evitando il raggiro del divieto. L’iter legislativo si concluderà entro settembre e probabilmente ci saranno altri tentativi della lobby dei cacciatori che ci impegneremo a respingere con fermezza, grazie al sostegno di milioni di cittadini che stanno dalla parte degli animali”, dichiara Simone Pavesi, responsabile LAV Campagna Pellicce.

Il Regolamento (CE) n.1007/2009 stabilisce un divieto generale di immissione di prodotti di foca sul mercato unionale. Divieto a cui è già prevista una deroga per i prodotti derivati dalla caccia tradizionalmente praticata dagli Inuit e da altre comunità indigene e che contribuiscono al loro sostentamento (la cosiddetta “deroga IC”).

Prevede inoltre una seconda deroga se la caccia è praticata al solo scopo di garantire una gestione sostenibile delle risorse marine senza fini di lucro né finalità commerciali (la cosiddetta “deroga MRM”), nonché una ulteriore deroga all’importazione di natura occasionale, costituita esclusivamente da merci destinate all’uso personale dei viaggiatori o delle loro famiglie.

I due principali Paesi che hanno creato un business sulla caccia delle foche, Canada e Norvegia, subito nel 2009 avviarono una controversia presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio finalizzata a fare decadere il divieto europeo.

Tuttavia, il 18 giugno 2014 l’organo di conciliazione dell’OMC ha disposto che mentre la messa al bando dei prodotti derivati dalla foca può, in linea di principio, essere giustificata da preoccupazioni di ordine morale riguardo al benessere delle foche, le due deroghe – IC e MRM – sono contestate in relazione agli accordi internazionali sul libero commercio (TBT e GATT).

Al fine di rispettare i propri obblighi nel quadro dell’OMC, la Commissione Europea ha così deciso di dare seguito alle disposizioni dell’OMC presentando una proposta di Regolamento di modifica del Reg. (CE) 1007/2009 e che sostanzialmente consiste in:

– Eliminazione totale della deroga MRM (che venne inserita nel testo del divieto solo a causa della lobby dei cacciatori);

– Restrizione della deroga IC, in particolare collegandola al rispetto del benessere degli animali e introducendo un limite all’immissione dei prodotti derivati dalla foca sul mercato se la portata della caccia o altre circostanze indicano che la caccia è praticata principalmente a fini commerciali.

Dopo il voto di oggi, la proposta normativa entra in una nuova fase, quella del trilogo, ovvero del confronto tra Parlamento, Consiglio e Commissione per la redazione di un testo di accordo che sarà votato in prima lettura in seduta plenaria probabilmente già entro il mese di luglio.

Roberta Ragni

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