In Danimarca hanno abbattuto anche i gatti presenti negli allevamenti di visoni infettati da Covid

Non solo i visoni. Adesso a morire sono anche i gatti positivi al coronavirus negli allevamenti da pelliccia in Danimarca

Non bastava la strage che ha coinvolto 15-17 milioni di visoni, abbattuti in Danimarca per paura che una versione mutata del Covid passasse all’uomo. Adesso a morire sono anche i gatti positivi al coronavirus negli allevamenti da pelliccia.

Una notizia sta circolando in queste ore destando scalpore. Ai visoni si aggiungeranno anche i gatti contagiati. Circa un mese fa il governo danese ha dato il via libera all’abbattimento di milioni di visoni dopo che alcuni erano risultati positivi a una mutazione del coronavirus. La paura era che potesse diffondersi all’uomo rendendo inefficaci i vaccini. Una decisione che è stata presa anche da altri paesi, dove sono stati effettuati abbattimenti di massa o dove tali allevamenti sono stati banditi.

In Danimarca, tuttavia, non sono stati solo i visoni a essere vittime di un modello di allevamento ad alto rischio di diffusione della malattia. Anche alcuni gatti presenti negli allevamenti danesi sono stati uccisi perché risultati positivi al coronavirus.

È accaduto ad esempio nella città di Holstebro, dove l’Amministrazione veterinaria e alimentare danese ne ha testati 24, 12 dei quali positivi al coronavirus. E, secondo il sito web di Dagbladet Holstebro-Struer, i felini infetti sarebbero stati abbattuti. Lo stesso quotidiano scrive inoltre di aver più volte chiesto spiegazioni all’agenzia di Stato sull’accaduto, senza però ricevere risposte.

Lo Statens Serum Institut (SSI), un istituto di ricerca per lo studio delle malattie infettive, ha confermato in una e-mail al sito che

” sono stati esaminati 33 gatti presenti in sette allevamenti di visoni infettati da covid-19 “,

e in due di queste strutture tracce del virus sono state trovate in campioni faringei di felini. Inoltre, in una di esse erano presenti gatti che avevano sviluppavato anticorpi contro il covid-19.

“Sono stati trovati virus in tamponi faringei di 12 gatti su 24 animali testati presso l’allevamento di visoni infetti e sono stati trovati anticorpi contro covid-19 in 13 gatti. Le indagini di follow-up sul tipo di virus sono in corso e non sono state completate “, ha scritto SSI nell’e-mail.

I visoni decomposti potrebbero aver contaminato le acque

Come se non bastasse, un altro pericolo incombe sulla popolazione danese. Nei giorni scorsi, i visoni sepolti sotto terra sono riemersi in superficie dopo essere stati abbattuti. E i timori di una possibile contaminazione dell’ambiente e l’acqua potabile purtroppo si stanno avverando.

A farlo sapere è stata una radio locale, Radio4, mentre il parlamento ha annunciato la creazione di una commissione per indagare sull’accacuto. Secondo l’emittente, uno studio dell’agenzia per la protezione ambientale aveva concluso che le acque sotterranee nell’area potrebbero essere già state inquinate e hanno esortato le autorità ad agire rapidamente.

Quei visoni morti di cui si sono perse le tracce

Ieri inoltre il Ministero dell’alimentazione, dell’agricoltura e della pesca ha ammesso di non poter dire con certezza dove o come siano state eliminate 4.700 tonnellate di visoni morti, secondo quanto riferito dall’emittente statale Danmarks Radio.

“Può sembrare estremamente discutibile quando lo senti, ma non possiamo rendere conto di ogni visone”, ha detto il ministro dell’agricoltura Rasmus Prehn. “Purtroppo è la verità. Non è improbabile che ne siano stati sepolti più di quanto si pensasse”.

Secondo i numeri diffusi dalle autorità, circa 10.400 tonnellate si trovano nelle due fosse comuni di Holstebro e Karup nella Danimarca occidentale, mentre altre 14.000 tonnellate sono state lavorate in uno stabilimento normalmente utilizzato dall’industria della pelliccia. Circa 2.300 tonnellate sono state incenerite o sono in attesa di essere incenerite, lasciando 4.700 tonnellate, o 1,5 milioni di corpi, disperse.

Un mistero che fa davvero paura, ancora una volta legato a un sistema, quello degli allevamenti intensivi che avrebbe dovuto essere interrotto da tempo, ancor prima dell’emergenza Covid.

Fonti di riferimento: Dagbladet Holstebro-Struer via Wantedineurope, The Guardian

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