Cavalli: al Palio di Ronciglione non si applicherà la legge sul maltrattamento degli animali

Il Palio di Ronciglione è salvo. La tradizionale competizione tra cavalli senza fantini che si tiene lungo le vie del centro storico (diciotto cavalli divisi in tre batterie vengono fatti correre sciolti in un percorso cittadino spesso in salita) simbolo del carnevale della cittadina viterbese, inizialmente vietato attraverso un'ordinanza del Sottosegretario alla Salute Francesca Martini sulla protezione degli equidi, non sarà più giudicata dalla legge contro i maltrattamenti sugli animalilegge 189/40) la quale, all’art. 3, prevede come i reati di “maltrattamento” (art. 544-ter) ed “uccisione non si applicano altresì alle manifestazioni storiche e culturali autorizzate dalla regione competente”.

Il Palio di Ronciglione è “salvo”. La tradizionale competizione tra cavalli senza fantini che si tiene lungo le vie del centro storico (diciotto cavalli divisi in tre batterie vengono fatti correre sciolti in un percorso cittadino spesso in salita) simbolo del carnevale della cittadina viterbese, inizialmente vietato attraverso un’ordinanza del Sottosegretario alla Salute Francesca Martini sulla protezione degli equidi, non sarà più giudicata dalla legge contro i maltrattamenti sugli animali legge 189/40) la quale, all’art. 3, prevede come i reati di “maltrattamento” (art. 544-ter) ed “uccisione non si applicano altresì alle manifestazioni storiche e culturali autorizzate dalla regione competente”.

Questo perché, come riporta l’agenzia GEAPRESS, è stata presentata dai Consiglieri della Regione Lazio, Rodolfo Gigli (UDC), Francesco Battistoni (Pdl) e Giuseppe Parroncini (PD), la Proposta di Legge per il Riconoscimento Storico del Palio di Roncilione che comporterà, di conseguenza, l’assoluta mancanza di tutela sui cavalli che potrebbero ferirsi o addirittura morire durante la corsa.

Avvalendosi di tale proposta di legge e riconoscendo la manifestazione come “storica”, si sfrutterà l’art 3 della legge sul maltrattamento in base alla quale non saranno mai imputabili di maltrattamento manifestazioni come ad esempio i combattimenti tra mucche in Val d’Aosta. Inoltre grazie a tale proposta verrà reso inapplicabile anche l’art. 544-quarter (spettacoli e manifestazioni vietate) riferito agli “spettacoli e manifestazioni che comportino sevizie o strazio per gli animali”.

Riflettendo su tutto ciò ci chiediamo se il “rispetto” per gli animali non significhi anche vietarne (e non legittimarne) lo sfruttamento, in tali competizioni e manifestazioni create per il solo e puro divertimento degli uomini. È giusto, insomma, in nome della tradizione calpestare i diritti di esseri viventi?

Gloria Mastrantonio

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