Cinghiali abbattuti in Toscana destinati al Banco Alimentare, quando lo sterminio si traveste da solidarietà

La Regione Toscana, in collaborazione con il Banco alimentare e le associazioni della caccia, lancia l’iniziativa Cinghiale solidale per trasformare gli esemplari abbattuti in strumento di beneficenza.

“Cinghiale solidale”: è questo il nome dato all’iniziativa lanciata dalla Regione Toscana in collaborazione con le associazioni venatorie e il Banco Alimentare. Il progetto nasce con un duplice intento: quello di far fronte alla cosiddetta “emergenza ungulati” sul territorio toscano e quello di aiutare i più poveri, offrendo loro la carne proveniente dai cinghiali abbattuti. In tal modo, la strage di questi animali viene giustificata da un intento solidale e viene addirittura presentato come “esempio di economia circolare”.

L’iniziativa è stata fortemente criticata dal fronte animalista, in particolare dall’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali Onlus).

“Le persone in difficoltà non si aiutano certo aumentando le battute di caccia al cinghiale, battute che ricordiamo non si sono fermate neanche con il Covid e con le dure restrizioni applicate invece alla maggior parte dei cittadini” – commentano i volontari dell’ENPA – È  chiaro l’intento di voler mascherare la politica fallimentare a favore della caccia e quindi di uccisioni e stermini portata avanti, soprattutto in Toscana, da oltre vent’anni che non ha ottenuto alcun risultato sul fronte del contenimento degli ungulati presenti sul territorio. La gestione faunistica, d’altronde, è una materia seria, scientifica e non svendibile sulla pelle degli animali, in nome di facili consensi elettorali.”

Il progetto, che partirà in estate, prevede una filiera corta che coinvolge associazioni venatorie, centri di lavorazione carni, il Banco alimentare e anche le Caritas. La carne di cinghiale deriverà da una quota di esemplari abbattuti secondo le modalità previste dalla legislazione regionale. In Toscana, soltanto nel 2019 sono stati uccisi 70.00 esemplari e neanche il Covid è riuscito a fermare questa pratica crudele in Italia, nonostante negli ultimi tempi siano sempre di più gli italiani contrari alla caccia.

“Anche nel Rapporto Italia Eurispes si evince come la tutela degli animali stia particolarmente a cuore nel nostro Paese”–  fa notare l’ENPA – Il l 63,5% degli italiani si è dichiarato espressamente contrario alla caccia. I tempi in cui si cercava di far passare il cacciatore come l’eroe del momento che liberava la nonna dal lupo sono più che passati! Consigliamo alla Regione Toscana di concentrare il proprio tempo e le proprie risorse su concrete politiche sociali e ambientali che possano realmente portare benefici ai cittadini più in difficoltà.”

Fonte: ENPA/AGI

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