Carne Made in China: apre la più grande fabbrica di animali clonati. E fa paura

BoyaLife, un’azienda cinese di biotecnologie, con la sud-coreana Sooam Biotech, una società di ricerca, ha stretto una joint venture per l’avvio del più grande allevamento di vitelli clonati

Suvvia quante storie! La carne clonata, quella che si produrrà in Cina e la cui notizia sta facendo il giro del mondo, sarà di qualità! Vitelli di massa di elite che daranno una carne da leccarvi i baffi. O almeno è quello che giurano quelli della BoyaLife (ma che denominazione azzeccata!), un’azienda cinese di biotecnologie.

Insieme alla sud-coreana Sooam Biotech, una società di ricerca che ha prodotto 550 cuccioli clonati dal 2005 ed è capeggiata dallo scienziato pazzo Hwang Woo-suk (noto, tra le altre cose, per essere stato il primo ad aver clonato un cane), ha stretto una joint venture per l’avvio del più grande allevamento di vitelli clonati.

L’obiettivo principale del progetto è, appunto, quello di produrre vitelli di massa di gran classe per soddisfare la crescente domanda per le carni bovine di qualità in Cina (dove già si clonano maiali a go-go).

food consumption Cina Financial Times

La scellerata industrietta avrà sede a Tianjin e si prevede che produrrà un milione di vitelli l’anno a regime (100mila nella prima fase). E non si esclude di allargare la clonazione ai cani, ma non a scopi commestibili (si pensa a compiti di soccorso e di polizia). L’investimento complessivo è stimato intorno ai 31 milioni di dollari (che grandi cose molto più intelligenti si potrebbero fare con 31milioni di dollari che ci avanzano…) e la produzione dovrebbe iniziare nel 2016.

Ve lo garantiscodice Xu Xiaochun, amministratore delegato di BoyaLife – la carne di vitello clonata è la miglior carne che ho assaggiato in vita mia!”.

Resto di stucco. Anche perché si tratta di un’iniziativa in netta controtendenza rispetto alle normative europee che vietano la clonazione di animali di allevamento (dopo l’esperimento di Dolly, la prima pecora clonata in Scozia nel 1996), ma in linea, invece, con gli statunitensi. Ed effettivamente, proprio su questo punto, un po’ di trepidazioni rimangono se guardiamo sul fronte del TTIP, l’accordo di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, che una pulce nell’orecchio quanto a carne clonate e Ogm ce la mettono.

E chiudiamo con una chiosa di Marco Cioffi, poeta e attivista antispecista, che dice: “La riproducibilità della vita come esaltazione del solito delirio antropocentrico, oltre la reificazione sistematica e ripetuta della vita di altri. Siamo una nave impazzita che inghiotte e vomita oceani di sofferenza”.

I cloni ci invaderanno? Guardatevi alle spalle. E nei vostri piatti.

Germana Carillo

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