Torna a casa Grum, il cucciolo di caracat sequestrato a Milano

E’ diventata un piccolo giallo la storia di Grum, il cucciolo di caracat che torna a casa dopo il sequestro da parte del nucleo forestale dei Carabinieri. Qualche giorno fa a Milano, la proprietaria era stata denunciata per detenzione di animali pericolosi per l’incolumità pubblica.

È diventata un piccolo giallo la storia di Grum, il cucciolo di caracat che torna a casa dopo il sequestro da parte del nucleo forestale dei Carabinieri. Qualche giorno fa a Milano, la proprietaria era stata denunciata per detenzione di animali pericolosi per l’incolumità pubblica. E il web in questo fine settimana si è mobilitato per lui, con appelli e anche una petizione.

Alla fine la battaglia di Anelia Kancheva, la trentacinquenne di nazionalità bulgara, è stata vinta: ha potuto riabbracciare il suo cucciolo, frutto di incroci tra lince del deserto, caracal e gatto domestico.

Dopo la denuncia, Grum era stato rinchiuso in una gabbia nella clinica veterinaria San Francesco, che lo aveva già in cura per una malattia dell’accrescimento, ma la sua vicenda aveva fatto il giro del mondo, tant’è che su change.org era stata lanciata una petizione che aveva superato le 74mila firme.

Ma come sono andate le cose?

Perché Grum era stato rinchiuso in gabbia ed era stato allontanato dalla famiglia?

Nel Dna di Grum scorre un quarto del selvatico Caracal, in Italia la cosiddetta legge Cites del 1996 vieta l’introduzione e la detenzione di animali selvatici ( norma che non esiste in Bulgaria).

Secondo Kancheva però lei aveva fatto tutto ciò che c’era da fare. In un comunicato si legge che l’animale è nato in Belgio e che era stato acquistato nel maggio scorso in Repubblica Ceca, ma i dettagli erano stati poi dati su Facebook dallo Studio legale Sutti che si è occupato del caso.

grum caracat

“Il crimine del gatto? Avere nel suo DNA un quarto di sangue di caracal, cosa che lo qualifica come un “caracat”. Ora, il cucciolo è stato come tale regolarmente acquistato sei mesi fa da un allevamento nella Repubblica Ceca che l’ha vaccinato, certificato, munito di passaporto e chip sottopelle secondo la normativa della Unione Europea”.

E ancora:

“Ha passato indisturbato le sue prime vacanze all’aperto in Bulgaria, e successivamente è stato trasferito in Italia per subire un delicato intervento chirurgico presso la clinica San Francesco, dopo essere normalmente e apertamente atterrato a Milano; identificato dalle autorità di frontiera; e regolarmente importato per subire le suddette cure veterinarie urgenti”.

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La Procura di Milano ha disposto il riaffido per la donna, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano ha stabilito: “che lo stare in gabbia pare provocare un grave stato di sofferenza nell’animale”.

Ma la vicenda giudiziaria non è chiusa perché Kancheva, rimane comunque indagata per detenzione di animali pericolosi.

Dominella Trunfio

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