Cambiamenti climatici: combatterli riducendo gli animali domestici. La proposta shock

"Possono gli animali domestici far parte di un futuro sostenibile?", si chiede Erik Assadourian del The Guardian. La sua quantomeno impopolare risposta è "no"

Gli americani spendono 55,7 miliardi di dollari ogni anno per i loro animali domestici, forse anche grazie alla complicità di un consumismo irragionevole e sconsiderato, che va dalle spa di lusso fino a vestiti e cappottini firmati. Così, dalle pagine dell’autorevole The Guardian, arriva una proposta shock: ridurre i 179 milioni di cani e gatti che vivono nelle case degli americani.

“Possono gli animali domestici far parte di un futuro sostenibile?”, si chiede, infatti, l’autore Erik Assadourian. La sua quantomeno impopolare risposta è “no”. Perché, argomenta, due pastori tedeschi utilizzano più risorse, e solo per le loro esigenze alimentari annue, rispetto alla media che il Bangladesh utilizza ogni anno in totale.

“E mentre i proprietari di animali domestici possono essere in disaccordo sul fatto che i bengalesi abbiano più diritto di esistere rispetto al loro ‘zuccherino’, la verità è che gli animali servono sempre meno allo scopo di tenerci compagnia in una società di consumatori sempre più individualista e socialmente isolati”, scrive il giornalista.

Ma c’è di più. Assadourian prevede che quando il cambiamento climatico sconvolgerà il nostro approvvigionamento alimentare, non solo potremo abbandonare i nostri animali domestici, ma potremmo iniziare a mangiarli.

Come agire in concreto? Prima di tutto sterilizzando. Immaginate, poi, per esempio, un divieto che obblighi le persone a non tenere più di un animale in casa, o la diffusione capillare di servizi che promuovano la condivisione di animali da compagnia tra amanti e appasionati, il cosiddetto Pet sharing. Che in realtà esistono già, come dimostrano la piattaforma Pets to Share e l’associazione californiana citydogshare.org.

Certamente l’economia della condivisione potrebbe estendersi agli animali, quantomeno per evitare che gli animali di canili e rifugi debbano passare tutte le loro giornate in gabbia. Ma nella sua rabbia contro gli animali domestici, ci sembra che Assadourian ignori un problema molto più grande per il cambiamento climatico: gli uomini.

Gli esseri umani, infatti, vivono non solo più a lungo, ma usano molte più risorse di quelle sfruttate dagli animali domestici. La sovrappopolazione e il sovraconsumo umano sono di certo più preoccupanti. Forse prima di prendersela con gli animali, che a nostro parare sono solo vittime, dobbiamo pensare a cambiare le le nostre sporche, inquinanti e dannose abitudine, dai trasporti all’energia, passando per il cibo. Tutto il resto è solo uno “scarica barili”. O no?

Roberta Ragni

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