In Piemonte la caccia è consentita anche fuori dal proprio comune di residenza (persino a Santo Stefano)

Mentre aspettiamo la conferma sul lockdown durante le feste natalizie, in Piemonte la caccia è consentita anche fuori dal comune di residenza

Mentre l’ipotesi di un lockdown per il periodo natalizio si fa sempre più concreta, in Piemonte i cacciatori possono continuare indisturbati a uccidere cinghiali, caprioli e tanti altri animali, anche al di fuori del proprio comune di residenza. Ad annunciarlo lo scorso 9 dicembre, quando il Piemonte era ancora zona arancione, è stata la stessa Regione attraverso una nota inviata alle prefetture, alle province e ai comprensori faunistici.

È possibile cacciare perché il contenimento della fauna selvatica si configura come “stato di necessità, al fine di limitare i danni alle colture, nonché mitigare il potenziale pericolo per la pubblica sicurezza e per conseguire l’equilibrio faunistico venatorio.”

Se non arriveranno ulteriori comunicazioni, si potrà cacciare anche nel giorno di Santo Stefano, non i giorni di Natale e di Capodanno solo perché cadranno di venerdì che, insieme al martedì, è giorno di “silenzio venatorio”.

La nota della Regione Piemonte sullo svolgimento dell’attività venatoria

Per cacciare, anche uscendo dal proprio comune di residenza, basterà indossare la mascherina e mantenere il distanziamento sociale. Questa la nota della Direzione Giunta Regionale P. 39425 del 09.12.2020:

Ad integrazione dei chiarimenti inerenti le attività consentite pubblicate dal Ministero dell’Interno e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, si comunica quanto segue:

fermo restando lo svolgimento delle operazioni di controllo e contenimento faunistico, si considera come “stato di necessità”, al fine di limitare i danni alle colture nonché mitigare il potenziale pericolo per la pubblica incolumità e per conseguire l’equilibrio faunistico venatorio, lo svolgimento dell’attività venatoria al di fuori del Comune di residenza/abitazione ed all’interno:

  • dell’Ambito Territoriale di Caccia o Comprensorio Alpino di residenza venatoria (ATC o CA in cui si è ritirato il tesserino venatorio);
  • dell’Azienda faunistica Venatoria o Agrituristico venatoria di appartenenza

per le seguenti specie: cinghiale, capriolo, cervo, cornacchia nera, cornacchia grigia, gazza, volpe e minilepre.

Le attività di cui sopra devono essere esercitate nel rigoroso rispetto delle misure di prevenzione Covid 19 (mantenere la distanza di sicurezza e indossare la mascherina)

Caccia libera in Piemonte, una scelta che fa discutere

La decisione della Regione Piemonte di consentire la caccia come se al momento rientrasse tra le priorità ha suscitato diverse reazioni e non poche polemiche. Sul fronte dei favorevoli si è schierata la Coldiretti, che dopo l’ingresso del Piemonte in zona arancione, aveva chiesto che la possibilità di cacciare oltre i confini del proprio comune di residenza:

“Finalmente riprende l’attività venatoria. E’ necessario che venga prolungato il periodo durante il quale l’attività di prelievo è consentita, sia da parte delle squadre autorizzate sia dei cacciatori singoli, attraverso una modifica all’attuale calendario venatorio”

Diversi politici, invece, hanno commentato aspramente la scelta della Regione Piemonte. Tra questi, Mauro Salizzoni vicepresidente Pd del Consiglio regionale, che ha espresso il suo disappunto sul suo profilo Facebook:

Così, mentre siamo tutti in attesa di sapere se non ci sarà concesso far visita ai nostri congiunti per le festività natalizie, i cacciatori potranno continuare indisturbati a sparare agli animali, anche fuori dal loro comune di residenza. D’altronde, l’importante è… usare la mascherina. Che vergogna…

Fonte: Regione Piemonte/Facebook

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