La bufala dell’introduzione dei lupi siberiani e del Mackenzie in Italia

Sono volate accuse a Unione Europea, Stato e singole Regioni, ma anche ad associazioni e ricercatori che avrebbero favorito la reintroduzione di lupi del Mackenzie e quelli siberiani. Ma il fantomatico ripopolamento non è mai avvenuto, si tratta di una bufala.

Sono volate accuse a Unione Europea, Stato e singole Regioni, ma anche ad associazioni e ricercatori che avrebbero favorito la reintroduzione di lupi del Mackenzie e quelli siberiani. Ma il fantomatico ripopolamento non è mai avvenuto, si tratta di una bufala.

Dopo il servizio di Edoardo Stoppa su Striscia la notizia, è necessario fare un po’ di chiarezza perché tante, troppe informazioni non sono corrette, come spiegano le delle associazioni e degli esperti, che da anni si battono per la sopravvivenza e il benessere del lupo.

Dal Wwf fino a ‘Io non ho paura del lupo’ e ancora a Duccio Berzi tecnico ed esperto del lupo e a tanti altri, hanno chiarito che il servizio andato in onda l’8 febbraio, è sommario e basato su opinioni personali degli intervistati.

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In una lunga lettera al programma di Antonio Ricci, l’associazione Io non ho paura del lupo scrive:

“Salvini (consigliere regionale toscano della Lega Nord ndr) spara a casaccio dati, notizie e cifre, facendo passare i soldi spesi dalla regione toscana, Stato e Unione europea per inesistenti finanziamenti per la reintroduzione del lupo – e addirittura di ibridi – in natura, con grossolane accuse contro associazioni, progetti, ricerche e ricercatori che si occupano di lupi e nascondendo il fatto che la stragrande maggioranza dei progetti e dei finanziamenti sono rivolti a gestire la presenza del lupo e a garantire la coesistenza con le attività umane e l’allevamento del bestiame”.

lupi norvegia caccia
Reintroduzione si, reintroduzione no

Chiariamolo subito: i lupi non sono mai stati reintrodotti in Italia, non esiste nessun finanziamento di milioni di euro, per riportare quelli del Mackenzie e siberiani tra le nostre montagne.

Negli anni Settanta, erano rimasti soltanto un centinaio di esemplari di lupi, una riduzione drastica dovuta al fatto che essi erano considerati dalla legge, una specie particolarmente nociva. C’era quindi, razzia di lupi attraverso trappole, bocconi avvelenati e bracconaggio selvaggio.

Cosa è successo dopo? Nel 1971 il decreto ministeriale Natali ha tolto il lupo dall’elenco delle specie nocive e negli anni successivi, è stato previsto il divieto d’esercizio venatorio sul lupo e la condanna all’uso di bocconi avvelenati. Si è arrivati poi a inserire definitivamente il lupo tra le specie ‘particolarmente protette’.

lupi norvegia

Accanto a una normativa salva lupo succede anche altro. Lo spopolamento delle campagne, il ripopolamento di ungulati (prede dei lupi) cinghiali, cervi, daini, hanno ricreato un habitat ideale, dove il lupo che è tornato a riprodursi.

I boschi tornano a occupare il 40% della superficie a fronte del 18% del dopoguerra e i lupi che erano presenti solo nel centro e sud Italia, iniziano a diffondersi.

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E anche questo non si chiama reintroduzione, ma dispersione. Gli animali vivono in branchi, quando raggiungono la maturità sessuale cercano però altri territori, così come era successo per il Lupo Claudio che prima di essere ucciso dai bracconieri, stava percorrendo in solitaria le Alpi.

Essi riescono percorrere migliaia di chilometri e ciò ha permesso l’arrivo in altre zone dell’Italia. E con il lupo, come spiega Luca Mercalli in un video, torna anche la paura immotivata per questo straordinario animale.

“Il lupo è un animale molto schivo e non attacca l’uomo. La sua presenza è invece fondamentale come predatore della fauna selvatica fuori controllo. Se occasionalmente attacca le greggi, possono essere previsti adeguati risarcimenti. Il vero nemico dell’allevamento di montagna non è il lupo, ma il disinteresse della politica e l’eccesso di burocrazia”.

lupi abbattimento

La disinformazione, la paura infondata e il famigerato Piano per l’abbattimento dei lupi che torna al ministro dell’Ambiente, Galletti purtroppo non fanno dormire sonni tranquilli.

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Piccolo passi avanti a favore di questi animali selvatici sono stati fatti grazie a petizioni online, mobilitazioni, appelli social, raccolte firme e proteste pacifiche da parte di associazioni animaliste, ambientaliste ma anche privati cittadini. Ma è troppo presto per cantare vittoria. #soslupo

FIRMIAMO LA PETIZIONE E FACCIAMO GIRARE, CLICCA QUI

Dominella Trunfio

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