I primi casi di influenza aviaria H5N8 nell’uomo confermano l’urgenza di fermare gli allevamenti intensivi

I primi casi umani di influenza aviaria H5N8 sono l’ennesima malattia che arriva dall'allevamento intensivo, che va fermato

La Russia ha di recente ha segnalato di aver rilevato per la prima volta negli esseri umani il virus dell’influenza aviaria H5N8 , affermando di aver già allertato l’Organizzazione mondiale della sanità. I casi sono stati annunciati il ​​20 febbraio da Anna Popova, direttrice dell’agenzia federale russa per i controlli sanitari, destando preoccupazione i tutto il mondo.

Ma quello che sono in ben pochi a dire è che si tratterebbe dell’ennesima malattia che arriva dall’allevamento intensivo. E che potrebbe in futuro sviluppare la capacità di trasmettersi agli esseri umani.

Le malattie zoonotiche dipendono dallo sfruttamento degli animali

L’aviaria, così come il COVID-19, appartiene a una lunga serie di malattie zoonotiche. Rientrano in questa categoria SARS, Ebola, Zika, Mers, le infezioni da Escherichia coli, Campylobacter e Salmonella, oltre all’influenza suina che proliferano anch’essa negli allevamenti intensivi.

Alcune di queste si sono sviluppate in animali selvatici e hanno fatto il salto di specie attraverso un ospite intermedio, in alcuni casi un animale da allevamento. Altre si sono sviluppate negli allevamenti intensivi, veri e propri incubatori di virus.

L’elemento comune di tutti questi virus è uno solo: lo sfruttamento degli animali. Non lo diciamo solo noi, sempre più pubblicazioni dimostrano che più grandi sono gli allevamenti, più letali sono i virus che qui vengono alla luce. Così anche i nuovi ceppi in grado di infettare le persone destano preoccupazione a causa della loro possibilità di mutare e diventare più adatti alle vie respiratorie umane, provocando potenzialmente pericolose epidemie.

Cosa è successo in Russia?

Sette lavoratori in un impianto di pollame ad Astrakhan, vicino al punto in cui il fiume Volga raggiunge il Mar Caspio, si sono ammalati leggermente dopo essere stati infettati dal ceppo H5N8 dell’influenza aviaria a dicembre, in un’area in cui si era verificata un’epidemia di pollame. I dipendenti hanno sviluppato mal di gola. Tutti ora godono di buona salute, dopo che “la malattia è finita piuttosto rapidamente”.

L’impianto di produzione di pollame in cui lavoravano le persone infette sarebbe stato messo in quarantena mentre il pollame è stato abbattuto i locali venivano disinfettati. Gli scienziati hanno iniziato a sviluppare test diagnostici e un vaccino come misura precauzionale. Le particelle virali raccolte da un tampone nasale di una donna di 28 anni sono state sequenziate geneticamente e le informazioni caricate e condivise sul database GISAID, un portale online utilizzato per monitorare l’evoluzione e la diffusione geografica dell’influenza e, più recentemente, Ceppi di SARS-CoV-2.

Qual è la preoccupazione?

Più i virus influenzali si diffondono, più possibilità hanno di mutare in modi che potrebbero aumentare la loro capacità di infettare le persone. Sebbene sia acclarato che il virus si trasmette dagli uccelli all’uomo, non ci sono prove che sia in grado di diffondersi nella tosse e negli starnuti delle persone infette. Ma solo il tempo ci dirà quanto presto le mutazioni successive gli consentiranno di attraversare anche questa barriera.

 “Il rischio che il virus muti e sviluppi la capacità di diffondersi facilmente da persona a persona non è affatto remoto, tanto che il nuovo piano pandemico abbozzato dal governo italiano ha già messo in conto una possibile pandemia di aviaria nella popolazione italiana. Così come il coronavirus, anche questo è un disastro preannunciato che potrebbe sfuggirci di mano da un momento all’altro”, denunciava Essere Animali già a Gennaio, prima della notizia dei primi casi di infezione umana di aviaria.

Fermare gli allevamenti intensivi, sono ad alto rischio pandemico

Gli allevamenti intensivi di polli sono da sempre sotto l’occhio attento dei ricercatori e dei virologi perché, date le loro caratteristiche, sono luoghi in cui i virus possono mutare e diffondersi senza controllo: secondo l’epidemiologo Marius Gilbert della Université Libre de Bruxelles «il nesso tra comparsa dei virus dell’influenza aviaria, assai patogeni, e allevamento intensivo del pollame è evidente». Cosa possiamo fare? Fermare gli allevamenti intensivi, i segnali di pericolo sono sempre più evidenti.

Fonti: Cidrap, Essere animali 

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