Le api riconoscono i pesticidi e sigillano le celle inquinate per mettere in salvo il resto dell’alveare

Le api si stanno organizzando in modo spontaneo e naturale per proteggere i loro alveari dai pesticidi: un esempio straordinario di come la natura cerchi di adattarsi all’azione sciagurata dell’uomo.

Le api si stanno organizzando in modo spontaneo e naturale per proteggere i loro alveari dai pesticidi: un esempio straordinario di come la natura cerchi di adattarsi all’azione sciagurata dell’uomo. Non ci credete?

Alcuni studiosi americani hanno trovato numerosi esempi di questo nuovo fenomeno, che potremmo definire “di sotterramento” o “sigillatura” delle celle delle arnie inquinate. In pratica, le api si sono attrezzate per combattere da sole l’inquinamento, mettendo fuori uso le celle piene di pesticidi per salvare così il resto dell’alveare.

A confermare questa scoperta è stato proprio l’altissimo contenuto di pesticidi ritrovato nelle celle sigillate, messe fuori uso dalle stesse api, che hanno preservato tutte le altre celle vicine, usate per far crescere le api più giovani.

Questa è una scoperta sensazionale – ha commentato Jeff Pettis, uno studioso del Dipartimento Agricolo degli Stati Unitiperché ciò significa che le api sono sensibili ai pesticidi e cercano di sottrarsi agli effetti negativi delle sostanze nocive. In pratica, gli insetti riconoscono che c’è qualcosa che non va in alcuni spazi del loro ambiente e cercano di incapsularli o sigillarli per salvare le altre celle. Se non fosse così le api non avrebbero motivo di sigillare i loro spazi”.

Ma secondo lo scienziato, se da un lato le api hanno trovato il modo per difendersi (parzialmente) dall’inquinamento, dall’altro questo è il sintomo più evidente che le api sono sempre meno e rischiano di estinguersi. Insomma, l’uso smisurato di pesticidi (che si va ad aggiungere ad altri fattori), nel cercare di risolvere alcuni problemi legati al mondo agricolo (ma non solo), rischia di compromettere pesantemente la vita e la riproduzione delle api.

È necessario quindi che anche gli apicoltori imparino a gestire il problema, controllando le dosi e soprattutto gli effetti dei parassiti utilizzati.

Verdiana Amorosi

Fonte e foto: The Guardian

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