Nessuna festa della mamma per milioni di scrofe costrette in gabbie minuscole con i loro cuccioli

Sono chiuse in gabbie così strette da impedire i loro movimenti. Non possono neanche controllare dove sono i loro cuccioli, tanto che purtroppo spesso finiscono per schiacciarli involontariamente. Per le scrofe degli allevamenti non c'è nessuna festa della mamma da celebrare.

Animali di oltre 130kg confinati in una gabbia, ridotti a macchine per la riproduzione negli allevamenti intensivi. Sono 558.065 (Istat 2016) le scrofe che vengono allevate in Italia. La stragrande maggioranza di loro trascorre metà della propria misera esistenza in gabbia, in un ciclo continuo tra inseminazione, gestazione, parto e allattamento.

A raccontare lo scorso anno, in occasione della Festa della Mamma, la terribile vita a cui sono costrette milioni di scrofe in gabbie minuscole negli allevamenti intensivi è l’emozionante e toccante cortometraggio Motherhood.

Le gabbie di gestazione, ad esempio, impediscono alla scrofa di compiere alcun movimento, può stare solo in piedi o sdraiata, al massimo qualche passo avanti o indietro. Limita le interazioni con altri animali. Non può grufolare e cercare cibo, non ha un’area riservata per depositarvi i propri escrementi. Non riesce a usare l’ambiente circostante per regolare la temperatura corporea. Soffre di fame cronica e sviluppa comportamenti stereotipati come mordere le sbarre.

Non va meglio nelle gabbie di allattamento, dove ovviamente non può costruire il suo nido e vive in un ambiente che le crea stress e frustrazione. Si è visto inoltre che esiste una relazione tra confinamento in gabbia e lo sviluppo di un’aggressività rivolta verso i lattonzoli, i suini dalla nascita fino allo svezzamento. Inoltre, non può sottrarsi alla continua richiesta di latte dei piccoli sviluppando anche infiammazioni ai capezzoli. Può ferirsi sul dorso con le sbarre o sviluppare zoppie. Sviluppa anche in questo caso comportamenti stereotipati come mordere le sbarre o masticare.

Ogni anno avrà in media 2,2 parti. Una scrofa in queste condizioni vive per circa 3 anni, quando invece potrebbe viverne circa 10 anni.

«Motherhood mostra come la maggior parte delle scrofe nell’UE vive la propria maternità. Sono animali altamente senzienti che vengono ridotti a oggetti, mere unità di produzione confinate in un gabbia», afferma Olga Kikou, Direttrice di Compassion in World Farming EU.

Il cortometraggio che svela la vita da inferno delle scrofe negli allevamenti

Il progetto – commissionato dall’organizzazione internazionale per la protezione degli animali allevati a scopo alimentare Compassion in World Farming – è opera della regista olandese Eline Helena Schellekens e dalla montatrice Kate Morgan, già autrici del pluripremiato cortometraggio M6NTHS, che raccontava la vita negli allevamenti intensivi dal punto di vista di un suinetto.

L’uscita di questo nuovo corto è arrivata l’anno scorso in un momento chiave per la campagna End the Cage Age, a seguito dell’audizione pubblica del Parlamento europeo del 15 aprile, dove l’Iniziativa è stata accolta con grande entusiasmo e supporto da parte di parlamentari e commissari UE.

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Fonte: Animal Equality/Lav/CIFW

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