Ancora randagi in pericolo, questa volta in Bosnia, dove lottano disperatamente per la vita tra mancanza di cibo e d fondi, maltrattamenti, soppressioni selvagge e avvelenamenti sempre più frequenti. Raccogliendo l’appello disperato dei volontari del canile municipale della città di Bihac, l’Enpa ha fatto giungere i primi essenziali e fondamentali aiuti, ma la situazione è drammatica in tutto il Paese.
Ancora randagi in pericolo, questa volta in Bosnia, dove lottano disperatamente per la vita tra mancanza di cibo e di fondi, maltrattamenti, soppressioni selvagge e avvelenamenti sempre più frequenti. Raccogliendo l’appello disperato dei volontari del canile municipale della città di Bihac, l’Enpa ha fatto giungere i primi essenziali e fondamentali aiuti, ma la situazione è drammatica in tutto il Paese.
Grazie alla collaborazione dell’associazione locale SPAS e, soprattutto, alla determinazione e alla tenacia di una volontaria italiana che opera sul territorio, l’Enpa denuncia la terribile condizione di gatti e cani di strada, lanciando quindi un appello a tutti i suoi soci e ai suoi sostenitori per aiutare questi animali. “È possibile far pervenire gli aiuti sul conto corrente IT 39 S 08530 46040 000430 101775 BANCA D’ALBA indicando nella causale: SOS BOSNIA. L’Enpa utilizzerà il denaro ricevuto per l’acquisto di cibo secco e umido“, spiega l’Associazione animalista.
“La condizione degli animali domestici nei territori della ex Jugoslavia è drammatica – spiega Carla Rocchi- ed è impensabile che ad un passo dall’Italia ci siano ancora municipalità che credono di risolvere il randagismo con il sistematico avvelenamento e la soppressione degli animali con metodi barbari ed incivili“. Per questo bisogna “aiutare questi Paesi a gestire il triste fenomeno del randagismo“, continua la Rocchi, che ha scritto ai sindaci di numerose cittadine nelle quali ci sono stati segnalati casi di terribili maltrattamenti.
Come, ad esempio, i maltrattamenti registrati nei canili municipali, dove gli animali mangiano solo pane secco e sono rinchiusi nelle gabbie nel nome della sanificazione dei territori senza ricevere neanche la minima assistenza. Anche se i volontari si adoperano in modo straordinario, presto il Paese sarà per giunta sommerso di neve e ci sarà ancor di più bisogno di supporto e aiuto. “Abbiamo inviato all’organizzazione SPAS – conclude l’Enpa- i primi quintali di cibo, ma dobbiamo costruire un progetto che possa educare le persone e fornisca gli elementi necessari alle Municipalità per la corretta gestione del problema“.
Roberta Ragni
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