Carne di cavallo: aumentano i consumi del 25%. Ma è davvero sicura?

Le abitudini alimentari degli italiani non possono che seguire l’andamento dell’attuale crisi economica e dell’inerente mercato. Nel nostro Paese, per l’anno 2012, si registra un aumento del 25% rispetto al consumo di carne equina, attestando l’Italia come il Paese con il più alto consumo di carne di cavallo nel mondo. Ma essa è davvero sicura? I consumatori ne conoscono la provenienza al momento dell’acquisto? Pare che dare per scontata l’origine italiana della carne equina che si decide di consumare non sia sempre possibile.

Le abitudini alimentari degli italiani non possono che seguire l’andamento dell’attuale crisi economica e dell’inerente mercato. Nel nostro Paese, per l’anno 2012, si registra un aumento del 25% rispetto al consumo di carne equina, attestando l’Italia come il Paese con il più alto consumo di carne di cavallo nel mondo. Ma essa è davvero sicura? I consumatori ne conoscono la provenienza al momento dell’acquisto? Pare che dare per scontata l’origine italiana della carne equina che si decide di consumare non sia sempre possibile.

Già lo scorso gennaio alcune associazioni animaliste, tra cui l’Enpa, avevano messo in guardia i consumatori di fronte alla crisi dell’ippica, che avrebbe potuto annoverare tra le proprie conseguenze l’avvio alla macellazione clandestina di animali non adatti allo scopo, poiché non allevati per essere destinati al consumo alimentare, bensì allo svolgimento di gare sportive, attività spesso stimolate attraverso l’assunzione di farmaci e sostanze in grado di compromettere la qualità e la salubrità della loro carne.

È necessario tenere conto di come oltre la metà della carne di cavallo in vendita nel nostro Paese non sia di provenienza italiana, ma giunga da macelli esteri. Si aggiungano in seguito i recenti scandali alimentari e la triste e criminosa realtà della macellazione clandestina. Tali informazioni non compongono un puzzle di certo incoraggiante per coloro che acquistino abitualmente carne equina.

Secondo recenti dati rilevati da parte dell’Istat, l’aumento del consumo di carne di cavallo nell’anno corrente sarebbe dovuto all’avanzare della crisi economica, che avrebbe spinto molti proprietari di cavalli a liberarsi dei loro animali, in quanto non più in grado di provvedere al loro mantenimento. Tali animali potrebbero avere facilmente incontrato circuiti clandestini di macellazione ed essere in seguito giunti tra i banchi di negozi di alimentari e supermercati.

A ciò si aggiunge la scarsa trasparenza delle etichette indicanti la provenienza della carne equina in vendita. Dalle confezioni non è infatti possibile comprendere se si tratti di animali italiani macellati in Italia o di animali macellati nel nostro Paese ma provenienti dall’estero. Il rischio che questi ultimi abbiano subito gravi disagi nel corso del trasporto verso l’Italia, o peggio, che carni vendute come fresche ai consumatori siano state congelate precedentemente al loro invio dall’estero, è da considerarsi elevato e con conseguenze non prevedibili per la salute di chi scelga di consumare carni equine – delle quali, di fronte a simili prospettive, potrebbe decidere di fare a meno.

Sul loro sito mette in guardia anche l’associazione Horse Angels che afferma: “non vogliamo incriminare i carnivori, ma porre dei distinguo. Posto che consumare meno carne fa bene alla salute degli uomini, del pianeta e degli animali. – si legge – Ci sono animali nati per accompagnare l’umano nella vita di tutti igiorni, come il cane, il gatto e per l’appunto il cavallo. Sollecitiamo i proprietari a stringere la cinghia e tenersi il proprio cavallo amico, anziché farlo finire in bistecca”.

Marta Albè

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