Il video Chipolte contro gli allevamenti intensivi che ha rubato la scena ai Grammy Awards 2012

Dopo aver rinchiuso i propri animali all’interno di orrendi capannoni grigi e sovrappopolati, dopo aver inquinato il mondo per consentire il trasporto delle loro carni e aver cementificato per realizzare le strade, un contadino si rende conto che tutto ciò è sbagliato e corre a liberare maiali, mucche e galline, che da quel momento in poi potranno scorrazzare su verdi prati. È questa, in breve, la storia raccontata dal suggestivo spot sugli allevamenti intensivi andato in onda ieri sera durante l'assegnazione dei Grammy Awards 2012.

Dopo aver rinchiuso i propri animali all’interno di orrendi capannoni grigi e sovrappopolati, dopo aver inquinato il mondo per consentire il trasporto delle loro carni e aver cementificato per realizzare le strade, un contadino si rende conto che tutto ciò è sbagliato e corre a liberare maiali, mucche e galline, che da quel momento in poi potranno scorrazzare su verdi prati. È questa, in breve, la storia raccontata dal suggestivo spot sugli allevamenti intensivi andato in onda ieri sera su FoxTV durante l’assegnazione dei Grammy Awards 2012.

Sarà per la simpatica animazione, per le note di The Scientist dei Coldplay, o per la rivisitazione in chiave country o per la voce graffiante di Willie Nelson, il video, diretto da John Kelly, ha catturato l’attenzione degli spettatori e dei media di tutto il mondo, tanto da rubare la scena agli Oscar della musica agli artisti internazionali. Così questo spot, che circolava già in rete da settembre, grazie alla visibilità di un evento come quello dei Grammy, ha ricevuto nel giro di qualche ora un grande successo, con migliaia di twitt a testimoniare le reazioni delle persone che lo hanno visto.

In realtà, si tratta di un cortometraggio che serve a raccogliere fondi per la Chipotle Coltivate Foundation, l’organizzazione non-profit istituita dalla catena di fast food Chipotle Mexican Grill, una sorta di McDonald che serve burrito e cibi caratteristici dello Stato del centro America, impegnata nella promozione di una filiera alimentare più sostenibile e salutare e nella sensibilizzazione sulle questioni alimentari. Per questo, la Fondazione sostiene le famiglie di agricoltori che stanno lavorando per sviluppare le pratiche più sostenibili, ma anche gli educatori e i programmi che insegnino alle generazioni più giovani come nutrirsi in modo sano.

Insomma, anche se si tratta della Fondazione di un poco eco-sostenibile fast food, anche se sappiamo che bisognerebbe incoraggiare la gente a mangiare meno carne e imparare a cucinare a casa, è bello vedere che una grande catena come Chipotle stia provando a impegnarsi nell’adozione di misure alternative alla produzione di carne negli allevamenti intensivi. Perché le grandi catene possono avere un ruolo importante nel convincere la gente a mangiare cibo migliore, più etico e sostenibile. Per dirla alla maniera dei Coldplay e di Nelson, “Nobody said it was easy No one ever said it would be this hard Oh take me back to the start”, nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile, neanche che sarebbe stato così difficile, ma ricominciamo dal principio. Forse i maiali non saranno davvero così felici, ma la volontà di utilizzare solo ingredienti prodotti nel rispetto degli animali, dell’ambiente e del contadino ci sembra già un bel passo in avanti per un Fast food.

Roberta Ragni

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