Vivisezione: cosa cambia nella ricerca e nella sperimentazione con l’approvazione della direttiva europea

Il 2012 sarà in Italia l’anno decisivo per una serie di cambiamenti legislativi che regolano l’uso degli animali in ambito sperimentale: entro il prossimo 10 novembre il nostro Paese dovrà infatti adeguarsi a norme ben precise sull’argomento e recepire la direttiva 2010/63/UE, che cancellerà la precedente, n.609 del 1986, e il relativo Decreto Legislativo 116 del 1992. Un’occasione davvero unica per ottenere un testo di legge più restrittivo nel ricorso al “modello animale” e per la diffusione e l’affermazione dei metodi alternativi. Se ne è discusso oggi a Roma al convegno “Ricerca: l’Italia non perda il treno per una scienza sicura e senza animali. I principi e i criteri direttivi per l'attuazione della direttiva europea”, voluto dalle associazioni che da sempre sono in prima linea nella lotta contro ogni forma di violenza verso gli animali: Enpa, I-Care, Lav, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, Limav e Oipa.

Il 2012 sarà in Italia l’anno decisivo per una serie di cambiamenti legislativi che regolano l’uso degli animali in ambito sperimentale: entro il prossimo 10 novembre il nostro Paese dovrà infatti adeguarsi a norme ben precise sull’argomento e recepire la direttiva 2010/63/UE, che cancellerà la precedente, n.609 del 1986, e il relativo Decreto Legislativo 116 del 1992. Un’occasione davvero unica per ottenere un testo di legge più restrittivo nel ricorso al “modello animale” e per la diffusione e l’affermazione dei metodi alternativi. Se ne è discusso oggi a Roma al convegno “Ricerca: l’Italia non perda il treno per una scienza sicura e senza animali. I principi e i criteri direttivi per l’attuazione della direttiva europea”, voluto dalle associazioni che da sempre sono in prima linea nella lotta contro ogni forma di violenza verso gli animali: Enpa, I-Care, Lav, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, Limav e Oipa.

La chiusura di Green Hill, il divieto di alcune forme di sperimentazione sugli animali, l’incentivazione dei metodi alternativi, possono essere una realtà – ha detto Massimo Comparotto, presidente Oipa Italia – si tratterebbe di concreti passi in avanti, con nostro obiettivo l’abolizione della vivisezione, per controbilanciare i nefasti effetti della direttiva approvata a Bruxelles un anno e mezzo fa e che l’Italia deve recepire, volente o nolente, entro il novembre prossimo”.

Per Carla Rocchi, presidente Enpa, la sperimentazione animale è una pratica “sempre più osteggiata sia dalla parte scientifica che dall’opinione pubblica. Mai come negli ultimi mesi le proteste contro l’utilizzo di animali nella ricerca hanno preso eco nei media e nella popolazione, l’Italia ha la possibilità concreta di dare voce ai cittadini che rappresenta votando a favore di questo emendamento che darà modo di tutelare tutte le cavie nell’ottica di raggiungere il traguardo di una ricerca senza animali.”

A sostenere l’emendamento c’è anche la LAV, che parla del miglior risultato ad oggi ottenibile dalla politica italiana. “Chi contrasta questo emendamento è chi vuole, di fatto, continuare a fare di tutto, su tutti gli animali, e continuare a tenere aperti allevamenti come quello di Green Hill in Lombardia”, ha detto Gianluca Felicetti, presidente LAV, che ringrazia i deputati che “stanno riuscendo a ottenere un importante risultato che ora andrà confermato dall’Aula di Montecitorio e sarà un positivo esempio da seguire per tutti gli altri Paesi, come dimostrano normative di tutela degli animali in altri campi, altro che delocalizzazione questa è costruzione di un futuro migliore”.

All’incontro ha partecipato anche il Professor Eugenio Picozza, Cassazionista e docente di Diritto Amministrativo presso Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma, che ritiene compatibile l’emendamento che detta i criteri e i vincoli di recepimento con il diritto comunitario, “adeguatamente giustificato e motivato alla stregua di quanto richiesto in proposito dalla giurisprudenza costante della Corte di Giustizia della Unione Europea, soprattutto in ordine al cosiddetto test di proporzionalità delle misure invocate”.

Cosa cambierebbe in caso di approvazione definitiva dell’emendamento?

Secondo l’articolo 16 delle “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2011”, il Governo è tenuto a “garantire l’implementazione di metodi alternativi all’uso di animali a fini scientifici”, a “vietare l’utilizzo di scimmie antropomorfe, cani, gatti e specie in via d’estinzione”, restringendo l’ambito di operatività delle autorizzazioni in deroga rispetto al predetto Decreto legislativo, che nelle disposizioni derogatorie fa un riferimento più generico a “verifiche medico-biologiche essenziali”. Ma anche a “vietare l’allevamento di primati, cani e gatti destinati alla sperimentazione su tutto il territorio nazionale”, ovvero il coronamento delle battaglie contro “Green Hill”, i “Morini”, gli “Harlan” e gli altri allevamenti.

Il Governo dovrà poi “assicurare una misura normativa sufficientemente cautelare nei confronti degli animali geneticamente modificati, tenendo conto della valutazione del rapporto tra danno e beneficio, dell’effettiva necessità della manipolazione, del possibile impatto che potrebbe avere sul benessere degli animali e valutando i potenziali rischi per la salute umana, animale e l’ambiente” e “vietare l’utilizzo di animali negli ambiti sperimentali di esercitazioni didattiche, ad eccezione dell’alta formazione dei medici e dei veterinari, ed esperimenti bellici”. Il che, spiegano le associazioni animaliste, significherebbe relativamente poco in termini di animali risparmiati (0,3% in Italia), ma moltissimo in termini di impatto a lungo termine, dal momento che gli studenti non potrebbero più essere “educati” al modello animale come unico di riferimento.

Punti cardine di tutto l’emendamento, sono, infine, il divieto degli “esperimenti che non prevedono anestesia o analgesia, qualora provochino dolore all’animale” e la necessità di “un sistema ispettivo che garantisca il benessere degli animali da laboratorio, adeguatamente documentato e verificabile, al fine di promuovere la trasparenza, con un numero minimo di due ispezioni all’anno di cui una effettuata senza preavviso”.

Insomma, se queste misure venissero approvatate, la battaglia contro la sperimentazione animale segnerebbe dei grandi passi in avanti o quanto meno, per usare le parole della Lav, “le maglie della vivisezione nel nostro Paese sarebbero senz’altro molto più strette”.

Roberta Ragni

 

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