La Peta fa causa a SEA Word per violazione di diritti costituzionali: ha schiavizzato le orche

La PETA ha richiesto il trattamento delle orche rinchiuse nei parchi acquatici americani SeaWorld come essere umani, denunciando il loro stato di schiavitù e appellandosi al 13° emendamento della Costituzione Americana

Storica querela per violazione di diritti costituzionali. Orche schiavizzate nei parchi americani di Sea World, secondo la PETA, che si è appellata ad un tribunale federale per chiedere che i cinque mammiferi marini, ospiti presso i due parchi possano essere trattati come essere umani, anche sotto il profilo giudiziario.

Secondo le accuse della PETA, le cinque orche, Tilikum e Katina, confinate nel SeaWorld di Orlando, e Kasatka, Corky, e Ulises, presenti al SeaWorld di San Diego, sono state catturate e portate via dal loro habitat naturale, e costrette ad esibirsi all’interno dei parchi in condizioni di schiavitù, violando così il 13° emendamento della Costituzione degli Stati Uniti.

Si tratta del primo caso in cui una querela alla corte federale e che si appella alle leggi americane, si riferisce agli animali.

La richiesta della PETA include di considerare le orche come attori e il quindi ne richiede il rilascio. L’azione legale si basa sul testo dell’emendamento 13, che vieta la condizione di schiavitù, e secondo l’associazione dovrebbe riguardare non solo gli esseri umani ma anche gli qualsiasi classe di vittime. “La schiavitù è schiavitù, e non dipende dalla specie di schiavo, né dalla razza o dalla religione“, ha spiegato il consulente generale della PETA, Jeffrey Kerr.

Tutti e cinque le orche sono state violentemente strappate al mare e sottratte alle loro famiglie come se fossero dei bambini. A loro viene negata la libertà e tutto ciò che è naturale e importante per la loro vita, mentre sono tenute in piccole vasche di cemento e ridotte ad eseguire giochi stupidi” ha denunciato il presidente della PETA Ingrid E. Newkirk. “L’emendamento 13 proibisce la schiavitù, e queste orche sono, per definizione, schiave“.

Ma SeaWorld non si è lasciata intimorire e ha replicato alle accuse mosse dalla PETA, giudicandole “senza fondamento e per molti versi offensive“.

La società infatti si autodichiara come una “delle istituzioni zoologiche più rispettate del mondo“. “Non ci sono priorità più alte oltre al benessere degli animali affidati alle nostre cure e nessuna struttura fissa standard ha standard più elevati di allevamento e cure veterinarie”.

Oggi, SeaWorld e altri parchi marini degli Stati Uniti sono regolati dalla legge sulla protezione dei mammiferi marini, che consentono le visite al pubblico in determinate condizioni, e che si pongono come obiettivo la salvaguardia di queste specie.

Numerose sono state le reazioni del mondo giuridico. Il professore di diritto Gary Francione, della Rutgers University, ad esempio, sostiene che gli animali meritano il diritto fondamentale di non essere trattati come proprietà. Il collega David Favre della Michigan State University ha proposto invece una nuova categoria giuridica denominata “proprietà vivente” per tutelare i diritti di alcuni animali.

Francesca Mancuso

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook