Pellicce: in Belgio il Garante dichiara ingannevole la pubblicità dell’EFBA: non è eco-friendly indossare una pelliccia

Perché è eco-friendly indossare una pelliccia”. È questa la frase condannata lo scorso 24 marzo dalla Jury d'Ethique Publicitaire (JEP), che ha dichiarato ingannevole la reclame pubblicata dalla European Fur Breeders’ Association (EFBA) sul Parliament Magazine, rivista che illustra le attività delle istituzioni europee, ordinando la modifica o il ritiro immediato della pubblicità.

Perché è eco-friendly indossare una pelliccia”. È questa la frase condannata lo scorso 24 marzo dalla Jury d’Ethique Publicitaire (JEP), che ha dichiarato ingannevole la reclame pubblicata dalla European Fur Breeders’ Association (EFBA) sul Parliament Magazine, rivista che illustra le attività delle istituzioni europee, ordinando la modifica o il ritiro immediato della pubblicità.

In pratica, con questa pubblicità, l’associazione europea degli allevatori di animali per pellicce voleva far passare il concetto che indossare la pelle di animale è green ed eco-sostenibile, come se scuoiare vivi degli animali per farne degli abiti non avesse conseguenze sull’ambiente. L’Autorità garante infatti, ha motivato la sua decisione dicendo che “l’affermazione ‘eco-friendly’ è una dichiarazione assoluta che indica implicitamente che il prodotto non ha alcun impatto ambientale in ogni fase del suo ciclo di vita, cosa che in realtà non è il caso della pelliccia animale (in quanto questo prodotto ha un impatto negativo sull’ambiente)”.

La denuncia al Jury d’Ethique Publicitaire (JEP) era partita dall’associazione belga GAIA (Global Action in the Interest of Animal) componente, insieme alla LAV, della Fur Free Alliance, la rete internazionale che riunisce circa 40 enti animalisti impegnati a lottare contro lo sfruttamento degli animali per la produzione di pellicce.

L’industria della pellicceria – ha detto Simone Pavesi, responsabile LAV settore Pellicce – pur di commercializzare prodotti che i consumatori cercano da tempo di evitare, sta utilizzando strategie di comunicazione ingannevoli che, avvalendosi anche di un vuoto normativo per cui non è oggi obbligatorio etichettare le pellicce per quello che sono, porta i consumatori ad adottare scelte non informate e, come nel caso della pubblicità EFBA, fuorviate da false dichiarazioni. La pelliccia animale – ha aggiunto Pavesi – oltre a non essere un prodotto etico, in quanto comporta lo sfruttamento e la morte di milioni di animali, non è nemmeno un prodotto ecologico, sostenibile e responsabile. La pronuncia dell’Autorità Garante della Pubblicità ha quindi rimarcato ancora di più quanto la pelliccia animale non abbia nulla di naturale”.

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