Riattivato il cervello dopo la morte: l’esperimento in stile Frankestein mai riuscito prima

Ripristinate alcune delle funzioni molecolari e cellulari del cervello di maiale morti da ore

Riattivato il cervello di maialini morti, un esperimento fantascientifico davvero spaventoso degno di un qualsiasi scritto di Mary Shelley. Con il nobile obiettivo di studiare malattie neurodegenerative e sperimentare farmaci, gli scienziati hanno avuto la geniale idea di rimettere in moto – ore dopo la morte in un macello – la circolazione del sangue e alcune funzioni cellulari nel cervello dei maiali. Ma non l’attività elettrica collegata alla coscienza.

È il risultato di uno studio cui Nature dedica tanto di copertina condotto da un team di studiosi dell’Università di Yale guidati da Nenad Sestan.

Il gruppo di Yale è arrivato a constatare che sì, il cervello di grandi mammiferi conserva la capacità di riabilitare la funzione di alcune cellule e la circolazione sanguigna anche a ore di distanza da un arresto circolatorio, sfidando la vecchia teoria secondo cui, dopo la morte, le cellule cerebrali subiscono danni improvvisi e irreversibili. Roba, insomma, che finora si pensava impossibile.

L’esperimento è stato condotto su 32 cervelli di maiale arrivati dai macelli con un nuovo sistema per studiare cervelli intatti post mortem chiamato “BrainEx”, una rete di pompe che canalizzano una soluzione sintetica (BEx perfusato) – un sostituto del sangue fatto di sostanze protettive, stabilizzanti e agenti di contrasto – nelle arterie del cervello a una temperatura corporea normale.

I cervelli sono stati collocati nel sistema BrainEx ben 4 ore dopo la morte dei suini e immersi nel dispositivo che in sei ore ha ripristinato l’irrorazione in tutti i vasi sanguigni. Si è così dimostrato sia la riduzione della morte cellulare, sia il ripristino di alcune funzioni cellulari, compresa la formazione di connessioni tra i neuroni.

In particolare, alcune cellule erano metabolicamente attive, il che significa che utilizzavano glucosio e ossigeno e producevano diossido di carbonio. Altre cellule hanno reagito con una risposta infiammatoria quando stimolate con alcune molecole. Al contrario, i cervelli “di controllo” che non sono stati trattati con BrainEx si sono rapidamente decomposti.

Inoltre, la ricerca avrebbe dimostrato che mantenere l’irrorazione del sangue e la vitalità di alcune cellule potrebbe aiutare a conservare gli organi più lungo. Nel caso del cervello umano, per esempio, ritarderebbe il processo di degradazione che distrugge le cellule e permetterebbe ricerche più avanzate.

cervello maiali

Ora, dicono gli studiosi, dal momento che l’esperimento è durato “solo” 6 ore, sono necessarie ulteriori ricerche per sapere se BrainEx può preservare il cervello più a lungo di questo tempo. Rimangono però molte domande su quanto questo modello sia simile all’ambiente cerebrale: quel sistema, infatti, non usa sangue reale e il cervello non è immerso nel fluido come dentro a un cranio.

“La nuova tecnologia apre opportunità per esaminare connessioni e circuiti cellulari e funzioni complesse che vengono perse quando i campioni vengono preservati in altri modi”, affermano gli esperti.

Il lavoro potrebbe anche portare a sua volta a una ricerca sui modi per promuovere il recupero del cervello dopo la perdita di flusso di sangue al cervello, come durante un infarto. 

Insomma, anche se il cervello dei maiali non ha mostrato un’attività elettrica organizzata associata a coscienza, una percezione sensoriale, dolore, angoscia o altre funzioni superiori simili, un simile test potrebbe riaccendere il dibattito su ciò sulla definizione di “morte cerebrale”, specialmente per quanto riguarda la donazione degli organi, e se simili sperimentazioni potranno mai essere condotte su esseri umani.

Ma questo obiettivo, insieme a quello di aiutare la scienza a rivelare i misteri dei danni cerebrali e delle malattie neurologiche, perseguito risvegliando, anche se solo in parte e solo per alcune funzioni, dalla morte un maialino non incute un po’ di disagio e sgomento?

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Germana Carillo

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