Un (altro) orso polare denutrito e sofferente

Accasciato a terra, denutrito e sofferente. Una scena agghiacciante quella documentata dal celebre fotografo Paul Nicklen che ancora una volta, ci mostra un orso polare affamato in un paesaggio dove non c’è neanche l’ombra della neve.

Accasciato a terra, denutrito e sofferente. Una scena agghiacciante quella documentata dal celebre fotografo Paul Nicklen che ancora una volta, ci mostra un orso polare affamato in un paesaggio dove non c’è neanche l’ombra della neve.

Nel nostro immaginario sono creature forti, in carne, capaci di resistere alle basse temperature, nella realtà invece sono diventate vittime dei cambiamenti climatici.

Gli orsi polari sono una specie a rischio a causa del riscaldamento globale che causa la scomparsa di ghiaccio necessario per la loro sopravvivenza e quella degli animali di cui si nutrono. Estenuanti nuotate non gli permettono di accumulare il grasso necessario a fronteggiare i mesi in cui il cibo nell’Artico scarseggia. La conseguenza è appunto denutrizione e un tasso bassissimo di riproduzione.

Negli ultimi 30 anni tre quarti della calotta polare sono scomparsi e sono anni che il centro di ricerca statunitense National Snow and Ice Data Center registra un preoccupante record negativo dell’estensione della calotta artica. Il riscaldamento globale scioglie i ghiacciai che aiutano a raffreddare la temperatura della Terra, rendendo il nostro pianeta ancora più caldo.

orso polare denutrito

“Una morte lenta e dolorosa per gli orsi che secondo gli scienziati scompariranno definitivamente nei prossimi 100 anni. “Una scena agghiacciante che mi perseguita l’animo, ma ho sentito la necessità di condividerla se si vuole abbattere il muro dell’apatia”, scrive il fotografo di National Geographic.

E continua:

“La semplice verità è questa: se la Terra continua a riscaldarsi, perderemo orsi e interi ecosistemi polari. Questo grande orso maschio non era vecchio, ma certamente è morto poche ore o qualche giorno dopo questo video”.

My entire @Sea_Legacy team was pushing through their tears and emotions while documenting this dying polar bear. It’s a soul-crushing scene that still haunts me, but I know we need to share both the beautiful and the heartbreaking if we are going to break down the walls of apathy. This is what starvation looks like. The muscles atrophy. No energy. It’s a slow, painful death. When scientists say polar bears will be extinct in the next 100 years, I think of the global population of 25,000 bears dying in this manner. There is no band aid solution. There was no saving this individual bear. People think that we can put platforms in the ocean or we can feed the odd starving bear. The simple truth is this—if the Earth continues to warm, we will lose bears and entire polar ecosystems. This large male bear was not old, and he certainly died within hours or days of this moment. But there are solutions. We must reduce our carbon footprint, eat the right food, stop cutting down our forests, and begin putting the Earth—our home—first. Please join us at @sea_legacy as we search for and implement solutions for the oceans and the animals that rely on them—including us humans. Thank you your support in keeping my @sea_legacy team in the field. With @CristinaMittermeier #turningthetide with @Sea_Legacy #bethechange #nature #naturelovers

Un post condiviso da Paul Nicklen (@paulnicklen) in data:

orso polare denutrito2
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Ma indignarsi non basta. Ognuno di noi può fare qualcosa per salvare il Pianeta, iniziando a cambiare la nostra dieta, ad acquistare consapevolmente, utilizzare di più la bici e meno l’automobile, ancora seguendo delle accortezze che riducono la nostra impronta sul Pianeta e soprattutto in questo periodo regoliamo in maniera responsabile il termostato di casa.

Dominella Trunfio

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