Caccia con richiami vivi: stop a Lombardia ed Emilia Romagna dal ministero dell’Ambiente

Stop alle deroghe regionali alle normative europee sulla caccia in materia di richiami vivi. Su proposta del Ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, il ministro degli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta ha trasmesso ai presidenti delle regioni Lombardia ed Emilia Romagna una diffida in cui si chiede di annullare, entro 15 giorni, le delibere delle due regioni che, rispettivamente nel giugno e nel luglio scorso, hanno autorizzato l'attivazione di impianti di cattura di uccelli selvatici da utilizzare poi come richiami vivi

Stop alle deroghe regionali alle normative europee sulla caccia in materia di richiami vivi. Su proposta del Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, il ministro degli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta ha trasmesso ai presidenti delle regioni Lombardia ed Emilia Romagna una diffida in cui si chiede di annullare, entro 15 giorni, le delibere delle due regioni che, rispettivamente nel giugno e nel luglio scorso, hanno autorizzato l’attivazione di impianti di cattura di uccelli selvatici da utilizzare poi come richiami vivi.

È una grande notizia per chi ha a cuore la tutela degli animali e della biodiversità. Nella comunicazione inviata, spiega il ministero, a Lombardia ed Emilia-Romagna è stabilito che qualora le Regioni non ritirino entro il termine fissato le autorizzazioni concesse per la cattura di uccelli selvatici da utilizzare come richiami vivi, sarà il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro Galletti, ad annullare quei provvedimenti.

Un atto doveroso e importante, tanto più necessario dopo la messa in mora e il durissimo monito della Commissione Europa all’Italia con la lettera del 28 luglio scorso; un provvedimento che risponde finalmente alle regole comunitarie e alla richiesta unanime del mondo ambientalista, animalista e della stragrande maggioranza degli italiani, per mettere la parola fine alla barbarie dei richiami vivi. Ora le regioni “sotto accusa” abbassino le reti e liberino subito i migratori catturati in queste settimane”. Così Annamaria Procacci, consigliere nazionale dell’Enpa, commenta la diffida inviata dal governo alla Lombardia e all’Emilia Romagna, che interdice la cattura degli uccelli selvatici a fini di richiamo.

Ma cosa sono i Richiami Vivi? I richiami vivi sono i piccoli uccelli migratori (tordi, merli, allodole eccetera) catturati e utilizzati, durante la stagione venatoria, per attirare uccelli appartenenti alla medesima specie. La cattura avviene tramite reti posizionate nei pressi di valichi montani dove avviene il passo migratorio. Una volta catturati, in particolari impianti detti roccoli, gli uccelli vengono riposti in sacchi e trasferiti nei luoghi dove saranno ceduti ai cacciatori, per poi cominciare una vita di detenzione, sofferenze e “inganno”.

Loro malgrado, spiega la Lipu, i richiami vivi sono proprio questo: un inganno per gli uccelli liberi. Una volta catturati e ceduti ai cacciatori, vengono da subito sottoposti alla cosiddetta “chiusa”, ovvero tenuti al buio per lunghi mesi al fine di falsare il loro ciclo annuale. In questo modo, una volta portati all’aperti, in autunno e in inverno (cioè ad apertura della stagione venatoria), convinti che sia giunta la primavera, i piccoli uccelli cantano e “richiamano” i loro simili, che vengono abbattuti dai cacciatori.

La detenzione dei richiami vivi è una vera tortura, con uno stravolgimento completo della fisiologia ed etologia di uccelli la cui natura è quella di migratori, di animali che volano, liberi, per migliaia di chilometri ogni anno. Oltre alla detenzione in gabbie minuscole, le pessime condizioni igieniche e il perenne buio cui sono costretti, i richiami subiscono lo strappo delle penne al fine di determinare una muta artificiale e stimolarne ulteriormente il canto. Molto frequente anche l’uso su di loro di sostanze anabolizzanti, che ne sviluppano gli ormoni e ne potenziano il canto.

Le conseguenze psico-fisiche sugli uccelli sono drammatiche: se non decedono subito per via di spavento e stress, gli uccelli sviluppano ipersensibilità alle malattie a causa di un immunosoppressione da stress, per non parlare dei traumi (ali, coda, piumaggio), dei problemi carenziali e dei trattamenti farmacologici deleteri. Gravissimi anche i danni di natura etologica: la scena più frequente è quella di uccelli che ripetono gli stessi movimenti nella piccola gabbia, per tutto il giorno. Si chiamano stereotipie e rappresentano uno dei più chiari segni di adattamento patologico alla cattività.

Nel febbraio 2014 la Commissione europea ha aperto contro l’Italia la procedura di infrazione 2014/2006. Nella procedura, la Commissione ricorda che la cattura degli uccelli selvatici a fini di richiamo è un’infrazione della direttiva Uccelli e afferma che i richiami vivi non sono consentiti né necessari, persino in deroga, esistendo la possibilità di esercitare la caccia senza richiami.

Scrive infatti la Commissione europea che la caccia “potrebbe avvenire innanzitutto senza l’utilizzo di richiami o per esempio con l’utilizzo di richiami a bocca [fischietti]). Infatti, nella maggior parte delle regioni italiane e degli altri Stati Membri, la caccia è effettuata, con successo, senza utilizzare richiami vivi (e senza quindi l’uso di mezzi vietati per la loro cattura)”. Come ultima ratio, la Commissione ritiene si possa avvalersi del solo allevamento degli uccelli da richiamo, senza ricorrere a catture di esemplari in natura, e dunque a infrazioni della direttiva. Cacciare è una pratica ignobile. Farlo con i richiami è ancora peggio.

Roberta Ragni

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