Salvare i capodogli del Mediterraneo grazie alle ‘orecchie’ hi-tech in fondo al mare

La tecnologia potrebbe salvare i cetacei che nuotano nei nostri mari. È la promessa dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che ha installato delle speciali 'orecchie elettroniche hi tech' che stanno catturando i segnali del passaggio dei capodogli in mare aperto, a sud est della Sicilia, a largo delle coste di Capo Passero

La tecnologia potrebbe salvare i cetacei che nuotano nei nostri mari. È la promessa dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che ha installato delle speciali ‘orecchie elettroniche hi tech‘ che stanno catturando i segnali del passaggio dei capodogli in mare aperto, a sud est della Sicilia, a largo delle coste di Capo Passero.

Ciò consentirà agli scienziati di conoscere meglio ciò che accade in fondo al mare e di attuare delle misure per proteggere i capodogli dai rischi dovuti all’attività marittima dell’uomo, calcolando le rotte di collisione con le navi e il grado di inquinamento acustico.

I sensori acustici si trovano su una torre, posizionata a marzo, che si alza dal fondale per 450 metri. Si tratta solo della prima di una serie di torri subacquee installate grazie al progetto internazionale Km3Net di cui l’INFN è uno dei protagonisti. Km3Net è nato per catturare i neutrini, ossia le sfuggenti particelle in viaggio dal centro della galassia. Essi vengono prodotti da disastri cosmici lontanissimi, che arrivano fino alla Terra. E i sensori ottici delle torri saranno in grado di rilevarne le scie luminose in fondo al mare.

Al tempo stesso però, i quattro sensori delle torri seguiranno “in diretta” i capodogli e segnaleranno la loro presenza alle navi di passaggio, la cui rotta potrebbe incrociare quella dei cetacei, monitorando anche l’eventuale inquinamento acustico pericoloso prodotto dalle imbarcazioni.

Al momento sono i sensori acustici a funzionare a pieno regime ascoltando le “voci” dei grandi cetacei e registrando 5 minuti ogni ora. “Appena entrati in funzione, tra il 23 e il 27 marzo, hanno subito catturato i segnali dei primi capodogli – ha spiegato in un comunicato Giorgio Riccobene, dei Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN di Catania – il nuovo software ha permesso anche di stabilire la stazza di questi due animali, circa 12 metri. Potrebbero essere delle femmine o dei maschi giovani. Già nel 2005-2006 abbiamo fatto una prima campagna di ascolto con un altro apparato dell’INFN, un prototipo dell’attuale Km3Net ma allora non eravamo in grado di identificare in tempo reale le dimensioni dei capodogli. Il nuovo software ci permette un passo in avanti notevole”.

Ulteriori passi avanti riguarderanno il monitoraggio dell’inquinamento acustico. “Ora faremo anche una statistica sulla rumorosità del mare, che rappresenta un grosso problema per i cetacei, come per le balene. Nel Mediterraneo abbiamo la balenottera comune, un gigante che arriva a oltre venti metri di lunghezza, che soffre maggiormente del rumore del traffico navale. – spiega il biologo marino Gianni Pavan, dell’Università di Pavia – I capodogli, ad esempio, comunicano a centinaia di chilometri di distanza ma con l’inquinamento acustico del mare questa distanza finisce per ridursi a pochi chilometri. E ciò ha riflessi sulla riproduzione, la migrazione e i fenomeni di spiaggiamento”.

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