Specie invasive: al via a Madrid la strage di procioni e pappagalli

Madrid ha dichiarato guerra agli invasori che minacciano la pace degli abitanti umani della capitale e la sopravvivenza delle specie autoctone. La città spagnola sta per dare il via a un abbattimento massiccio di procioni americani e pappagalli verdi argentini, scegliendo la via più cruenta per preservare il proprio ecosistema.

Se in Italia gli sfortunati malcapitati sono nutrie, caprioli e volpi, a Madrid a cadere vittima della guerra agli invasori, colpevoli di minacciare la pace degli abitanti umani della capitale e la sopravvivenza delle specie autoctone, sono pappagalli argentini e procioni americani. La città spagnola sta per dare il via a un abbattimento massiccio, scegliendo la via più cruenta per preservare il proprio ecosistema.

Entrambe le creature sono state introdotte in Europa come animali domestici, ma gli individui fuggiti e quelli abbondanti hanno proliferato rapidamente in natura. I procioni sono stati visti per la prima volta nella zona nei primi anni 1970, mentre i pappagalli a metà degli anni 1980. Questi ultimi vivono in media per circa 10 anni e ogni coppia di riproduttori è in grado di generare fino a 50 pulcini nel loro corso della vita.

Costruiscono nidi sugli alberi e vivono in grandi colonie. Si nutrono dei semi dei prati e cacciano specie di uccelli locali. Ma la principale obiezione è il loro rumore: lo starnazzare di centinaia di pappagalli mina la quiete dei parchi madrileni, dove gli abitanti vorrebbero riposare. I procioni, invece, sono anche un pericolo per la salute: trasportano la rabbia e un parassita (Baylisascaris procyonis), che attacca il sistema nervoso umano. Non hanno predatori, ma cacciano una vasta gamma di creature, così come le uova degli uccelli.

Per tutti questi presunti validi motivi, la città ha deciso di iniziare il loro sterminio, dopo aver a sua volta causato il danno. L’abbattimento non sarebbe una chiamata alle armi, assicurano le autorità: non ci saranno squadroni anti-procione, né si userà il veleno. Verranno sviluppati piani di cattura. Ma, indovinate un po’, la fine per gli animali sarà sempre la stessa: la morte.

Roberta Ragni

Fonte e foto

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