Fogne a cielo aperto e troppo smog: l’Italia della vergogna deferita dall’UE (di nuovo)

L'Italia è un Paese con troppo smog e poche fogne e l’Europa ci deferisce ancora.

Violazione dei limiti di NO2 e reti delle acque di scarico non a norma: la Commissione europea deferisce l’Italia alla Corte di giustizia Ue per la ripetuta violazione dei limiti annuali e orari di biossido di azoto nell’aria delle città e per il mancato adeguamento alle norme europee dei sistemi di trattamento delle acque delle fogne in oltre 700 agglomerati e 30 aree sensibili dal punto di vista ambientale con più di 2mila abitanti.

Non è la prima volta che accade, se consideriamo che già nel 2017 la Commissione europea avviò la seconda fase di una procedura d’infrazione contro l’Italia e altri quattro Paesi europei.

Quanto all’NO2, le aree soggette a sforamento dei limiti di biossido di azoto dell’aria sono grandi città come Milano, Torino e Roma, ma anche centri decisamente più piccoli come Catania, Campobasso e Genova, oltre ad aree come la pianura Lombarda e la costa Toscana. E c’è da dire che, proprio riguardo ai livelli di inquinamento atmosferico, l’Italia è già stata deferita in Corte per sforamento dei limiti di Pm10.

Quanto all’adeguamento dei sistemi fognari e di depurazione alle norme europee che risalgono al 1991, il deferimento in Corte riguarda comuni e aree praticamente in quasi tutta Italia: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto.

Su questa materia, il nostro Belpaese subirà ben quattro procedure di infrazione ed è stato già condannato a pagare sanzioni milionarie per la mancata conformità in oltre 70 agglomerati da 15mila abitanti, con una spesa da 52 milioni di euro al 28 febbraio.

Ad oggi, l’azione legale imperniata sull’NO2 riguarda 20 Stati membri dell’Unione. Tocca ai singoli stati decidere come far fronte al superamento dei limiti di biossido di azoto, ma in Commissione Ue si sta pensando di organizzare dei dialoghi sull’aria pulita, con rappresentanti della Commissione stessa, dei ministeri interessati e delle autorità regionali e locali per uno scambio di buone pratiche.

E intanto noi… paghiamo.

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