Trivelle, scoppia il caso: tutta la verità sulle autorizzazioni nei nostri mari

Il sì del Mise alle trivelle nel Mar Ionio diventa un caso. A sollevare il polverone l'allarme degli ambientalisti. TUTTA LA VERITA'

Torniamo a parlare di trivelle perché, secondo il vicepresidente del Consiglio Di Maio e il ministro dell’Ambiente Costa, ‘anche in malafede qualcuno fa confusione’. “Da quando sono ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò”, chiosa Costa.

L’impressione è che ancora una volta, si tenda a fare scarica barile sul governo precedente per giustificare in questo caso, i permessi rilasciati dal Mise sul tema trivellazioni.

“Non sono diventato Ministro dell’Ambiente per riportare l’Italia al Medioevo economico e ambientale. Anche se arrivasse un parere positivo della Commissione Via, non sarebbe automaticamente una autorizzazione”, si legge sul blog dei pentastellati.

E ancora:

“I permessi rilasciati in questi giorni dal Mise sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un sì dato dal ministero dell’Ambiente del precedente governo, cioè di quella cosiddetta sinistra “amica dell’ambiente”.

La chiarezza però la vogliamo fare noi, unendoci alle parole di Enzo di Salvatore, costituzionalista e fondatore del coordinamento No Triv, e di Paolo Maddalena, Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”.

E lo ribadiamo, nel caso in cui ce ne fosse bisogno, che l’unica cosa che abbiamo a cuore è l’ambiente, qualsiasi sia il colore politico.

Abbiamo fermato nuove richieste

Nei giorni scorsi sul tema trivelle sono intervenuti sia Di Maio che il ministro Costa, sostenendo che in otto mesi di governo sono state fermate tante nuove richieste di trivellazioni.

“Dai Bollettini ufficiali degli idrocarburi pubblicati in questi otto mesi non c’è un solo atto di rigetto delle richieste: quando si rigettano le richieste deve esserne data pubblicazione. In questi otto mesi il ministero non si è espresso su niente” scrive Di Salvatore, per gli scettici basta controllare direttamente sul sito del ministero;

Le trivelle dello Ionio sono state autorizzate dal governo precedente

E ci risiamo, il rimpallo di responsabilità è un male atavico che ci porteremo dietro per sempre.

“Mi si accusa di aver autorizzato trivelle nel Mar Ionio. È una bugia. Le trivelle dello Ionio sono state autorizzate dal governo precedente e in particolar modo da Galletti”, dice Di Maio.

“Di Maio dice che il governo ha bloccato tutto e allo stesso tempo dice che non è stato possibile bloccare i tre permessi appena rilasciati perché altrimenti si sarebbe commesso reato. Domanda: e allora le altre richieste come avete fatto a bloccarle senza commettere reato? Mettiamoci d’accordo”, controbatte Di Salvatore.

Non potevamo fare altrimenti

“A dicembre un funzionario ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio governo. Non potevamo fare altrimenti”, dice Di Maio.

Quindi ricapitolando, Di Maio non ha autorizzato niente, ma un funzionario ha ratificato (a questo punto a sua insaputa) quello che aveva già deciso il governo precedente. Peccato però che i tre permessi siano stati firmati dal suo ministero e soprattutto dal dirigente competente.

Le trivellazioni in Puglia

Quando pensavamo di aver già letto di tutto, arriva questa dichiarazione: “Ho letto che il governatore della Puglia Emiliano farà ricorso contro queste autorizzazioni. Sono contento, non aspetto altro, spero che un giudice blocchi quello che da qui non potevamo bloccare”.

Scrive Di Salvatore:

“Di Maio gioca con un equivoco, che finisce per confondere chi legge: un conto è il piano politico, altro quello amministrativo. Che sono diversi. Politicamente è compito del governo o del Parlamento adottare un atto normativo per bloccare i procedimenti; amministrativamente è compito del dirigente competente firmare i permessi e le autorizzazioni. Quindi, delle due l’una: se questo governo non ha responsabilità politiche perché la firma su quei permessi ce l’ha messa un dirigente, allora neppure il governo precedente ha alcuna responsabilità politica per aver avviato i procedimenti come prevede la legge quando arriva una richiesta. Se invece si sostiene che il governo precedente sia politicamente responsabile per aver consentito l’avvio dei procedimenti allora lo è altrettanto il governo in carica per aver consentito che venissero firmati a dicembre i tre permessi per cercare idrocarburi nello Ionio”.

Faremo il possibile per bloccare le trivelle

“Noi siamo il governo del cambiamento e siamo uniti nei nostri obiettivi. Siamo e resteremo contro le trivelle. Quello che potevamo bloccare abbiamo bloccato. E lavoreremo insieme per inserire nel dl Semplificazioni una norma per bloccare i 40 permessi pendenti come ha proposto il Mise”, dice Costa.

“Di Maio è contento che Emiliano faccia ricorso al Tar e che bocci quei permessi (rilasciati dal suo ministero): in altre parole, che il Tar finisca per fare ciò che il governo di cui fa parte Di Maio in otto mesi non è stato in condizione di fare: assumersi la responsabilità politica di una decisione legislativa sulle trivelle”, chiosa Di Salvatore.

Rincara la dose il Professor Paolo Maddalena, Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

“Il Movimento 5 Stelle deve finirla di diffondere errori giuridici per giustificare la sua azione contro l’ambiente. Non è affatto vero che un nuovo governo è tenuto a rispettare gli impegni presi dal precedente. Anzi lo stesso Governo può modificare i propri provvedimenti se questi si rivelino contrari agli interessi del popolo (ius poenitendi della P.A.). Nel caso delle trivelle si tratta di un indegno errore politico-giuridico del governo Renzi, che arreca danni enormi alla vita biologica del mare e all’economia italiana. L’attuale Governo ha il dovere di intervenire immediatamente per impedire questo scempio. Il ministro dell’ambiente Costa non può neppure lui nascondersi dietro alchimie logico-giuridiche. Ai sensi degli articoli 309 e seguenti del decreto legislativo numero 152 del 2006 egli è tenuto a emettere le ordinanze di precauzione e di ripristino con assoluta immediatezza.Secondo il codice dell’ambiente gli ulteriori danni ambientali dovuto a ritardi a lui imputabili implicano la sua personale responsabilità patrimoniale”.

Tantissimi contraddizioni insomma che saranno anche tema della puntata di questa sera di Presa Diretta in cui si risponderà a tante domande tra cui: quanto paghiamo davvero in bolletta per trivelle e rigassificatori?

E a che punto siamo con le autorizzazioni per la ricerca e l’estrazione del petrolio?

Nel paese sono ancora attive otto centrali a carbone, cosa c’è nella tabella di marcia per la decarbonizzazione prevista dagli accordi di Parigi?

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Dominella Trunfio

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