Renzi vuole trivellare l’Adriatico. 7 ragioni per dire No allo Slocca Italia

La lotta contro i cambiamenti climatici sono la sfida del nostro tempo, dice Renzi a New York davanti ai capi di governo mondiali. Frenare l'aumento globale delle temperature è una sfida ancora possibile, ma di certo le trivellazioni di petrolio per terra e per mare a cui il governo guarda c0on interesse non sono la soluzione migliore

La lotta contro i cambiamenti climatici è la sfida del nostro tempo, dice Renzi a New York davanti ai capi di governo mondiali. Frenare l’aumento globale delle temperature è una sfida ancora possibile, ma di certo le trivellazioni di petrolio per terra e per mare a cui il governo guarda con interesse non sono la soluzione.

E se il premier si mostra conciliante e preoccupato al Summit Onu, in realtà quello che accade in Italia è tutta un’altra storia. I panni sporchi, in questo caso, non si lavano in famiglia. E si cerca di trivellare a dispetto dei famosi “comitatini” che si oppongono alla corsa al petrolio tricolore. Renzi aveva già fatto intendere di strizzare l’occhio all’oro nero. E nonostante le volontà espresse a New York, i fatti parlano chiaro: il decreto Sblocca Italia (ribattezzato da più parti Trivella Italia) che aveva chiamato in causa lo sblocco delle attività estrattive di idrocarburi in Sicilia e Basilicata, riguarda invece tutto il paese. A partire dall’Adriatico.

Il famigerato art. 38 del decreto legge 133/2014, ha già dato di fatto il via libera a tutte le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, svuotando il valore delle valutazioni ambientali e mettendo da parte le Regioni. La denuncia arriva da WWF, Legambiente e Greenpeace che hanno chiesto ai membri della Commissione Ambiente della Camera di abrogare l’articolo, per almeno 7 motivi:

  1. le disposizioni in esso contenute consentono di applicare le procedure semplificate e accelerate sulle infrastrutture strategiche ad una intera categoria di interventi senza individuare alcuna priorità;

  1. trasferiscono d’autorità le VIA sulle attività a terra dalle Regioni al Ministero dell’Ambiente;

  2. forzano le competenze concorrenti tra Stato e Regioni regolate dal Titolo V della Costituzione;

  3. prevedono una concessione unica che riguarda sia la ricerca che la coltivazione contro la distinzione delle norme comunitario tra le autorizzazioni per prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi;

  4. applicano impropriamente e erroneamente la Valutazione Ambientale Strategica e la Valutazione di Impatto Ambientale;

  5. trasformano in maniera forzata gli studi del Ministero dell’Ambiente sul rischio subsidenza in Alto Adriatico legato sia alle attività di prospezione, che di ricerca e coltivazione di idrocarburi in “progetti sperimentali di coltivazione”;

  6. compiono una distorsione rispetto alla tutela dell’ambiente e della biodiversità rispetto a quanto disposto dalla Direttiva Offshore 2013/13/UE e dalla nuova Direttiva 2014/52/UE sulla Valutazione di Impatto Ambientale.“Verranno quindi favorite le attività estrattive di idrocarburi su tutto il territorio nazionale a discapito della salute, delle economie locali come turismo e agricoltura che mal si conciliano con l’estrazione petrolifera e di altri idrocarburi. Le regioni più interessate oltre a Sicilia e Basilicata saranno Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Lazio, Calabria” ha sottolineato Gianni Girotto, capogruppo del Movimento 5 Stelle nella Commissione Industria e Commercio del Senato.

decreto trivelle

Legambiente

Verranno quindi favorite le attività estrattive di idrocarburi su tutto il territorio nazionale a discapito della salute, delle economie locali come turismo e agricoltura che mal si conciliano con l’estrazione petrolifera e di altri idrocarburi. Le regioni più interessate oltre a Sicilia e Basilicata saranno Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Lazio, Calabria” ha sottolineato Gianni Girotto, capogruppo del Movimento 5 Stelle nella Commissione Industria e Commercio del Senato.

E intanto, mentre il mondo aspetta la Conferenza di Parigi, l’Italia non riesce a guardare nel proprio giardino, faticando a tracciare la roadmap per la decarbonizzazione.

Francesca Mancuso

Foto copertina: Greenpeace

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