Trivella selvaggia: i pirati dell’oro nero minacciano i nostri mari

Trivelle selvagge. 70 le nuove piattaforme petrolifere che minacciano 30.000 km2 dei nostri mari, una superficie più grande della Sardegna. In gioco, quantità risibili di petrolio sottomarino che consumeremmo in 7 settimane. Lo rivela Goletta Verde, la storica campagna itinerante di Legambiente da ventisette anni in prima linea in difesa del mare, che in sosta a Trani, punta i riflettori sulla minaccia delle estrazioni petrolifere con la presentazione di "Trivella Selvaggia", il nuovo dossier dell'associazione ambientalista sui numeri ed i rischi della ricerca dell'oro nero per le coste italiane.

Trivelle selvagge. 70 le nuove piattaforme petrolifere che minacciano 30.000 km2 dei nostri mari, una superficie più grande della Sardegna. In gioco, quantità risibili di petrolio sottomarino che consumeremmo in 7 settimane. Lo rivela , la storica campagna itinerante di Legambiente da ventisette anni in prima linea in difesa del mare, che in sosta a Trani, punta i riflettori sulla minaccia delle estrazioni petrolifere con la presentazione di “, il nuovo dossier dell’associazione ambientalista sui numeri ed i rischi della ricerca dell’oro nero per le coste italiane.

Non accenna a fermarsi, infatti, la corsa al petrolio in Italia e i pirati dell’oro nero minacciano sempre di più il mare italiano. Nei mari del Belpaese sono già attive 9 piattaforme di estrazione petrolifera e 10.266 km2 di mare italiano sono oggetto di 19 permessi di ricerca petrolifera già rilasciati (gli ultimi due sono stati sbloccati il 15 giugno scorso nel tratto abruzzese di Adriatico di fronte la costa tra Vasto e Ortona); 17.644 km2 di mare minacciati da 41 richieste di ricerca petrolifera non ancora rilasciate ma in attesa di valutazione e autorizzazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico.

I dati del dossier, frutto delle elaborazioni di Legambiente sulla base dei numeri pubblicati sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, indicano un quadro allarmante che rischia di ipotecare seriamente il futuro del mare italiano e delle attività economiche connesse, a partire dal turismo di qualità e dalla pesca sostenibile, con rischi di incidenti che non vale la pena di correre, a maggior ragione considerando i quantitativi irrisori presenti nei fondali marini italiani. Partendo proprio dalle riserve accertate nel nostro Paese confrontate con i dati relativi al consumo di petrolio che in Italia è diminuito, complice soprattutto la crisi economica, ma anche i primi effetti delle politiche di efficienza. Secondo l’Unione Petrolifera infatti, nel 2011 il consumo di petrolio è stato di 72 milioni di tonnellate, mentre nel primo semestre 2012 viene evidenziato un calo del 10% dei consumi (pari a 31,8 milioni di tonnellate) rispetto al primo semestre 2011 (oltre 35 milioni di tonnellata).

Sull’energia il ministro Passera sta portando il nostro Paese in un vicolo cieco – dichiara Stefano Ciafani, Vicepresidente nazionale di Legambiente -. Ha approvato i nuovi decreti di incentivazione per il fotovoltaico e le altre rinnovabili elettriche riempiendo il settore di burocrazia e paletti inutili e mettendo in serio pericolo un settore strategico per ridurre la dipendenza dall’estero, le emissioni di gas serra e inquinanti nonché per contribuire a far uscire il nostro Paese dalla crisi. Nel frattempo, non ha ancora approvato il decreto sulle rinnovabili termiche e non perde occasioni per dimostrarsi fautore del passato energetico fondato sulle fossili” .

E proprio nel giorno del lancio del dossier di Legambiente, da quegli stessi mari. questa mattina, davanti alla più grande piattaforma petrolifera off-shore italiana Vega-A, che opera su una concessione Edison-ENI, gli attivisti di Greenpeace hanno aperto uno striscione galleggiante con la scritta “Meglio l’oro blu dell’oro nero“, nell’ambito del notrivelletour. “La piattaforma Vega rappresenta i mostri che non vogliamo vedere nel Canale di Sicilia – denuncia Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia. – Compagnie petrolifere come ENI hanno progetti per trivellare non solo il nostro Mediterraneo ma anche l’Artico: vanno fermate subito! Quello che stiamo mettendo a rischio non è solo un ecosistema marino unico ma attività come il turismo e la pesca, fondamentali per l’economia di questa Regione“. “U mari nun si spirtusa”.

Roberta Ragni

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