Con 1 kg plastica raccolta dal mare si può illuminare un appartamento per un giorno

Un team di ricercatori italiani ha messo a punto una tecnologia per trasformare la plastica da rifiuto a risorsa, aiutando l'ambiente

Un team di ricercatori italiani ha messo a punto una tecnologia per trasformare la plastica degli oceani da rifiuto a risorsa, aiutando l’ambiente

La plastica dispersa nell’ambiente, in particolare nei nostri mari, rappresenta un’emergenza senza precedenti e un problema da fronteggiare subito, prima che sia troppo tardi. Per questo motivo, sempre più scienziati e ricercatori si stanno impegnando per trovare soluzioni innovative che possano togliere la plastica dall’ambiente e al contempo trasformarla in una risorsa utile.

Ecco che i ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche, in collaborazione con le associazioni Marevivo e Iris, hanno messo a punto una tecnica che permette di trasformare i rifiuti plastici in energia elettrica per illuminare le nostre case – presentata in occasione del Forum Ecomondo di Rimini che si sta svolgendo in questi giorni. L’obiettivo, ambizioso, è quello di convertire 12.000 kg di plastica recuperata dal mare (con il supporto dei battelli Pelikan di Garbage Group) in energia elettrica pulita. Questa idea rappresenterebbe una possibile soluzione al problema della plastica nell’ottica di una gestione dei rifiuti più sostenibile: la plastica, infatti, non finirebbe bruciata negli inceneritori (producendo così emissioni nocive) ma diventerebbe una risorsa preziosa.

Lo studio ha analizzato la caratterizzazione chimica dei rifiuti raccolti in mare, la loro capacità di concentrare e trasportare contaminanti, gli impatti sugli organismi e sulla rete trofica; inoltre, è stata analizzata la resa energetica specifica per le diverse plastiche raccolte in mare introducendo un nuovo indicatore per i modelli di sostenibilità delle azioni di recupero ambientale. Secondo la ricerca, le categorie di rifiuti plastici maggiormente presenti in mare sono reti e attrezzi per la pesca (72% dei rifiuti totali) – di questi, circa la metà (51%) è costituito da frammenti di polistirolo proveniente dalle cassette da pesca. È emerso inoltre che tutte le plastiche presenti in mare assorbono agenti contaminanti, sia organici che metallici, e che il polistirolo è proprio il polimero maggiormente in grado di assorbire tali sostanze.

La tecnologia messa a punto per trasformare la plastica in energia sembra essere molto promettente: con 150 kg di rifiuti di plastica si possono ricavare 130 kWh che equivalgono a circa 600 ricariche di un monopattino oppure a 3 ricariche di un’automobile elettrica. Ma non è finita: la tecnologia è in grado di trasformare in gas qualsiasi composto organico, separandolo da qualsiasi matrice inorganica e ottenendo un syngas molto ricco di idrogeno (>40%) facilmente convertibile in energia elettrica. È bene sottolineare che l’intera trasformazione avviene in assenza di ossigeno, senza combustione, quindi i rifiuti non bruciano e non producono ceneri né emissioni nocive. 

Con questo progetto Marevivo ha sperimentato un modo sostenibile e molto innovativo di trasformare i rifiuti plastici recuperati dal mare che non avrebbero avuto altro utilizzo – spiega Raffaella GiugniResponsabile Relazioni Istituzionali di Marevivo. – Lo studio effettuato sui rifiuti raccolti in mare ha, inoltre, evidenziato ancora una volta che le plastiche veicolano contaminanti che le rendono ancora più pericolose per la vita del mare. Il polistirolo delle cassette da pesca è risultato essere il materiale più presente ed il polimero in grado di assorbire la maggiore quantità di contaminanti.

@ MareVivo Ufficio Stampa

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Fonte: MareVivo Onlus

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