‘Siamo sull’orlo di una crisi climatica’, Mattarella ricorda la tragedia delle foreste delle Dolomiti devastate

La tempesta Vaia è stata l’evento più distruttivo mai registrato nelle foreste italiane. Il fattore principale che ha scatenato il fenomeno è chiaro, anche a Mattarella: i cambiamenti climatici

“Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello planetario”.

A dirlo, forte è chiaro, è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto al Teatro comunale di Belluno alla cerimonia commemorativa dell’alluvione che colpì lo scorso ottobre la regione Veneto. La tempesta Vaia è stata l’evento più distruttivo mai registrato nelle foreste italiane.

La tempesta “Vaia”, ha colpito il 29 ottobre le foreste alpine del Nord Est, ha provocato enormi danni alle aree forestali del Veneto, del Trentino Alto Adige, del Friuli Venezia Giulia e della Lombardia. Il MIPAAFT, raccogliendo i dati delle regioni interessate, ha stimato che sono caduti 8,6 milioni di metri cubi legname: sono stati abbattuti dal vento tanti alberi quanti se ne tagliano normalmente in 5-7 anni, come spiega Pefc Italia.

Una tragedia ambientale enorme. In totale, secondo il report ufficiale della Direzione Foreste del Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo, i danni al patrimonio boschivo ammontano a circa 923 milioni di euro e la superficie più gravemente colpita si estende per 42.500 ettari: qui si sono schiantati pressoché tutti gli alberi, con 8,6 milioni di metri cubi di legname morto. Una superficie simile è stata interessata da danni parziali e si stima che, complessivamente, i metri cubi di legname abbattuti siano più di 13 milioni.

E ora, con la primavera alle porte, i boschi sopravvissuti sono minacciati dagli insetti scolitidi, che proliferano grazie al legno morto, dove depongono le larve, e da qui possono attaccare le foreste vicine, soprattutto se fa caldo, aggiunge Legambiente.

“Il territorio del nostro Paese è fragile e le conseguenze dell’abbandono dei territori, verificatosi sulle Alpi e sugli Appennini, vengono pagate, a caro prezzo, anche dagli insediamenti urbani e produttivi in pianura. Occorre proseguire sulla strada di iniziative per la salvaguardia degli assetti idro-geologici. Queste iniziative sono state ampiamente delineate dal Parlamento in questi decenni ed è necessario un impegno condiviso delle istituzioni ai vari livelli per svilupparli e attuarli concretamente”, ha detto il Presidente.

“La tutela ambientale e idro-geologica è amica delle persone, ne salvaguarda la vita e difende così il futuro delle nostre comunità, accompagnata, come deve essere, da un uso razionale e sostenibile delle risorse esistenti nell’area – ha infine concluso – Il rilancio di una politica per la montagna e le popolazioni che la abitano va non solo nella direzione della effettiva affermazione della eguaglianza fra i cittadini della Repubblica, ma rappresenta una sfida per il recupero pieno di aree abbandonate o sottoutilizzate, preziose per il processo di crescita dell’Italia”, ha aggiunto.

Intanto, negli occhi di tutti sono ancora presenti le immagini sconvolgenti dei boschi delle Dolomiti devastati.

La tempesta Vaia, lo dicono gli esperti, non è riconducibile ai soli limiti della selvicoltura fino a oggi gestita nelle Dolomiti. Certamente molte delle superfici colpite dalla devastazione erano costituite da foreste fragili (impianti artificiali, boschi coetanei e monospecifici, inadeguata cura selvicolturale), ma il fattore principale che ha scatenato il fenomeno è chiaro, anche a Mattarella: i cambiamenti climatici in atto da tempo anche sull’arco alpino, colpito sempre più spesso da fenomeni “anormali” sempre più intensi e frequenti.

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Roberta Ragni

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