Stop ai sussidi per le fossili: la ricetta dell’Iea per salvare il clima

Fermare i sussidi alle fonti fossili, favorire gli investimenti a favore delle rinnovabili e la diffusione dell'efficienza energetica. Ma anche vietare la costruzione di nuove centrali a carbone e ridurre le emissioni. La costruzione di futuro energetico low carbon, secondo l'International Energy Agency, deve poggiare su questi pilastri

Fermare i sussidi alle fonti fossili, favorire gli investimenti a favore delle rinnovabili e la diffusione dell’efficienza energetica. Ma anche vietare la costruzione di nuove centrali a carbone e ridurre le emissioni. La costruzione di futuro energetico low carbon, secondo l’International Energy Agency, deve poggiare su questi pilastri.

Nel suo nuovo rapporto, “World Energy Outlook Special Report on Energy and Climate Change”, rilasciato ieri, l’Iea ha rivelato che già nel 2020 si potrebbe raggiungere un picco delle emissioni legate al settore energetico.

E la soluzione è presto detta: tagliare gli aiuti alle fossili e sostenere le rinnovabili e l’efficienza. Un’impresa, soprattutto se si considera che paesi come l’Italia, strizzano ancora l’occhio alle trivellazioni con provvedimenti come lo Sblocca Italia. Quest’ultimo ha aperto la strada a nuove trivellazioni. E ad oggi le soluzioni discusse nelle conferenze sul clima non sono in grado di contenere l’aumento delle temperature entro la soglia limite dei 2°C.

Per approfondire: Sblocca Italia: 9 cose che vanno contro una crescita davvero sostenibile

Mentre si aiutano le fossili, si chiudono i rubinetti alle rinnovabili con provvedimenti retroattivi com’è accaduto anche al fotovoltaico con lo “spalma incentivi”.

Intanto le conseguenze legate all’aumento globale delle temperature sono sempre più evidenti. Il pianeta si trova dunque a fronteggiare un momento critico e dovrà agire subito e in maniera decisa per combattere i cambiamenti climatici.

I gas serra derivanti dalla produzione di energia infatti sono il doppio rispetto a tutti quelli prodotti da altri settori. Per questo si deve partire dal settore energetico, anche in vista della Conferenza di Parigi (Cop21), il vertice sul clima delle Nazioni Unite che avrà luogo a dicembre.

Bisogna innanzitutto evitare il picco delle emissioni utilizzando tecnologie rinnovabili e politiche che le sostengano. È necessario inoltre rivedere gli obiettivi climatici nazionali regolarmente, ogni 5 anni, alzando l’asticella nel caso in cui vengano centrati in anticipo. Ma occorre soprattutto pensare a lungo termine, cercando di tradurre il target sul clima in un obiettivo di emissioni a lungo termine.

Come? Secondo l’International Energy Agency, sono 5 i pilastri su cui operare per cambiare il settore dell’energia e ridurre le emissioni inquinanti ad esso legate:

  1. Incrementare l’efficienza energetica nell’industria, nell’edilizia e nei trasporti

  2. Ridurre il ricorso alle centrali elettriche a carbone meno efficienti e vietarne la costruzione

  3. Aumentare gli investimenti a favore delle tecnologie rinnovabili nel settore elettrico passano dai 270 miliardi di dollari del 2014 a 400 miliardi di dollari nel 2030

  4. Eliminare gli incentivi a favore dei combustibili fossili entro il 2030

  5. Ridurre le emissioni di metano nella produzione di petrolio e gas

Come l’analisi dell’Iea ha ripetutamente dimostrato, il costo e la difficoltà di ridurre le emissioni di gas serra aumenta ogni anno e il tempo è essenzialeha detto il direttore esecutivo Maria van der Hoeven. “È chiaro che il settore energetico deve svolgere un ruolo fondamentale affinché gli sforzi per ridurre le emissioni abbiano successo. Stiamo vendendo crescere il consenso tra i paesi ed è il momento di agire, dobbiamo fare in modo che le misure adottate siano adeguate e che gli impegni assunti siano mantenuti”.

“Siamo alle soglie di una nuova era energetica, e la IEA lo riconosce chiaramente. Il carbone farà presto parte del passato, seguito dal petrolioha detto Luca Iacoboni, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Occorrono però maggiori sforzi da parte di tutti gli Stati. Concordiamo con la IEA, gli attuali impegni di riduzione delle emissioni presi in vista della Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici sono decisamente inferiori rispetto a quanto necessario per mantenere l’aumento di temperatura entro i 2°C, soglia limite indicata dalla scienza. Tutti i Paesi devono essere più ambiziosi, e gli impegni attualmente sul banco devono rappresentare il punto di partenza minimo”.

Per il documento completo, clicca qui

Francesca Mancuso

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