SlothBot, il piccolo bradipo robot che ci aiuterà a salvare gli ecosistemi a rischio

Il piccolo bradipo robot aiuterà gli scienziati a comprendere meglio l'ambiente e fornirà informazioni utili alla tutela degli ecosistemi a rischio

Un piccolo robot che si muove lentamente tra gli alberi imitando lo stile di vita del bradipo per osservare e monitorare l’ambiente circostante: ecco SlothBot, un nuovo strumento tecnologico che potrebbe essere sfruttato per salvare alcune delle specie più minacciate del Pianeta.

Stampato interamente in 3D, SlothBot è stato messo a punto dagli ingegneri di robotica del Georgia Institute of Technology, che si sono ispirati proprio alla lentezza dei bradipi, al loro stile di vita e al loro modo di muoversi.

Si tratta di un robot lungo circa un metro e mezzo, programmato per osservare la natura rimanendo immobile sugli alberi, senza disturbare gli animali che vivono nei dintorni e integrandosi nell’ambiente.

Mentre indugia tra le foglie, SlothBot può monitorare le specie animali e vegetali e misurare diversi parametri, tra cui la temperatura, i livelli di CO2 e altre informazioni ambientali.

Le sue rilevazioni saranno sfruttate per comprendere meglio i fattori che influenzano gli ecosistemi critici, fornendo un nuovo strumento per lo sviluppo di informazioni necessarie a proteggere le specie rare e gli ecosistemi in pericolo.

Il robot è alimentato a energia solare e, quando ha necessità di ricaricarsi, è in grado di muoversi per cercare i raggi solari, senza richiedere l’intervento umano.

Anziché muoversi su ruote o in volo come avviene di solito per questo genere di robot, SlothBot striscerà silenziosamente e lentamente lungo un cavo d’acciaio tra le chiome, proprio come un vero bradipo. In questo modo non solo non arrecherà danno o disturbo all’ambiente, ma si eviterà il rischio di ribaltamenti o cadute dovuti ad ostacoli e fango e il movimento non richiederà eccessiva energia.

“SlothBot abbraccia la lentezza come principio di progettazione. I robot in genere non sono progettati così, ma essere lento ed iper-efficiente dal punto di vista energetico, permetteranno a SlothBot di indugiare nell’ambiente per osservare cose che possiamo vedere solo essendo presenti continuamente per mesi o addirittura anni”, ha spiegato Magnus Egerstedt, professore e presidente della scuola Steve W. Chaddick della Georgia Tech School of Electrical and Computer Engineering.

Per i prossimi mesi lo si potrà vedere in azione presso l’Atlanta Botanical Garden, dove è in corso la sperimentazione di questo nuovo strumento di monitoraggio ambientale.

“SlothBot potrebbe svolgere alcune delle nostre ricerche in remoto e aiutarci a capire cosa sta succedendo con gli impollinatori, le interazioni tra piante e animali e altri fenomeni che sono difficili da osservare altrimenti.
Con la rapida perdita di biodiversità e con oltre un quarto delle piante del mondo che si stanno potenzialmente estinguendo, SlothBot ci offre un altro modo di lavorare per preservare quelle specie”, ha aggiunto Emily Coffey, vicepresidente per la conservazione e la ricerca presso il giardino botanico.

Grazie alle sue osservazioni, SlothBot darà dunque un aiuto concreto nei progetti di tutela e conservazione degli ecosistemi in pericolo e in futuro potrebbe essere sfruttato anche in agricoltura, ad esempio per fornire una diagnosi precoce delle malattie delle colture, misurare l’umidità e controllare l’infestazione di insetti.

Dopo questo primo test nel giardino botanico di Atlanta, i ricercatori sperano di riuscire a spostare SlothBot in Sud America per osservare l’impollinazione delle orchidee e la vita delle rane in via di estinzione.

Fonte di riferimento: Georgia Tech

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