Ucciso dal tumore Roberto Mancini, il poliziotto che indagò sui veleni della Terra dei fuochi

È morto Roberto Mancini, il poliziotto che per primo indagò sui veleni e sui traffici illegali da e verso la Terra dei Fuochi

Roberto Mancini è morto. Il linfoma di non-Hodgkin è stato più forte di lui. È morto il poliziotto, eroe per molti, che sotto gli occhi gelidi dei camorristi ha messo per primo il naso negli affari loschi della criminalità organizzata in Campania. E per primo indagò sui veleni e sui traffici illegali da e verso la Terra dei Fuochi.

Ecomafie e tumori. Due cose che ti uccidono o ti condannano a una vita complicata, fatta di lotte impari, di sguardi verso il basso, di voci inascoltate. Un cancro al sangue la pena inflitta al vicecommissario Mancini, 54 anni, spentosi all’alba di stamattina a Perugia.

Servitore dello Stato prima nella Criminalpol e poi in qualità consulente dal 1997 al 2001 della Commissione parlamentare sul ciclo illegale dei rifiuti, Roberto Mancini si è ammalato a causa delle centinaia di ispezioni, di sopralluoghi e di viaggi tra mille discariche e siti inquinati. Su e giù per l’Italia, a volte anche oltre confine.

Poi, negli ultimi 11 anni, ha dovuto fare i conti anche il tumore, facendo causa alla Camera dei Deputati dopo aver ricevuto un indennizzo di soli 5mila euro. Nel luglio 2013 la Camera gli nega un ulteriore indennizzo, mentre il 6 Aprile scorso vengono consegnate a Montecitorio oltre 20mila firme (la petizione di change.org) con un appello che chiede che a Mancini sia riconosciuto il giusto risarcimento. Troppo tardi.

Eppure, cosa sarebbe costato allo Stato riconoscere a Mancini di aver messo a repentaglio la propria vita in nome di un bene comune, la Terra sulla quale viviamo, e di aver respirato, toccato e assimilato veleni per seguire le piste dei rifiuti tossici interrati dalla camorra?

Roberto Mancini aveva iniziato ad indagare sul traffico illecito dei rifiuti in Campania all’inizio degli anni ’90, circa dieci anni prima che Saviano facesse scalpore con il suo Gomorra. Allora consegnò un’informativa alla Procura di Napoli, rimasta ben chiusa nei cassetti fino al 2011. Tra 1997 e il 2001, Mancini ha poi lavorato come consulente per la Commissione rifiuti della Camera dei deputati, effettuando numerose ispezioni nelle discariche di rifiuti tossici ed è proprio in questo periodo che si è ammalato di Linfoma non-Hodgkin.

Per quella commissione ho fatto decine di sopralluoghi nei posti più pericolosi – aveva detto in un servizio alle Iene – entrando in contatto con le scorie sversate dalla camorra e dalle industrie chimiche. Ho visitato le centrale nucleari italiane, in Germania siamo scesi oltre 100 metri sotto terra dove avevano interrato rifiuti pericolosi, con appena una mascherina come protezione“.

E ora Roberto Mancini è morto. Il linfoma di non-Hodgkin è stato più forte di lui. È stata più forte di lui pure la camorra.

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