Rifiuti contaminati da amianto e altri metalli pesanti miscelati ad altro materiale edile, e poi riutilizzati per fare lavori stradali. La Dda di Venezia, dopo anni di indagini condotte dalla Guardia di finanza e dai carabinieri forestali, ha posto sotto sequestro 2 cave in cui erano stoccate 280mila tonnellate di rifiuti.
L’accusa è traffico illecito di rifiuti perché di fatto quell’immondizia tossica invece di essere smaltita regolarmente veniva miscelata con altri rifiuti e poi riutilizzata nell’edilizia o nelle grandi opere stradali. Ciò che emerge è veramente un meccanismo perverso.
Le aree sono quelle di Paese nel trevigiano e Noale nel veneziano dove i rifiuti tossici provenienti da tutto il Veneto venivano gestiti come normali.
L’operazione è stata effettuata dai carabinieri forestali di Mestre con il supporto del 14/o Gruppo elicotteri di Belluno, su delega della Procura di Venezia. Le due discariche sono utilizzate dalla società Cosmo Ambiente di Noale, che è specializzata nel recupero e nello smaltimento di rifiuti speciali pericolosi nonché nella realizzazione di discariche e manufatti in calcestruzzo.
Come si apprende dalle forze dell’ordine, l’azienda miscelava materiale contaminato, principalmente da metalli pesanti come rame, nichel, piombo e selenio con altri rifiuti, al fine di diluire gli inquinanti e alla successiva realizzazione, attraverso tali rifiuti e con l’aggiunta di calce, leganti e cemento, di aggregati da utilizzarsi nel campo dell’edilizia ed in particolare, per la realizzazione di sottofondazioni o rilevati stradali.
In alcuni casi sui materiali miscelati è stata riscontrata anche la presenza di frammenti di cemento contenenti fibre di amianto classificato come cancerogeno.
Per la società è scattato il sequestro mentre le indagini proseguono per verificare dove e come sia stato utilizzato il materiale ricavato dai rifiuti tossici.
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Dominella Trunfio