Porto Tolle: rinviati a giudizio i vertici Enel per la centrale a carbone

Rinviate a giudizio 10 persone sulla vicenda di Porto Tolle. Il Giudice per l'udienza preliminarte di Rovigo ha stabilito il rinviato a giudizio per il prossimo 24 settembre per accertare se l'aumento delle malattie respiratorie tra il 1998 e il 2006 abbia a che vedere con la centrale

Porto Tolle. A più di un anno di distanza dalla sentenza della Corte di Cassazione che aveva riconosciuto in via definitiva le responsabilità dei vertici ENEL per violazione delle norme antinquinamento, sono stati rinviate a giudizio dieci persone, tra cui alcuni Amministratori Enel ed ex direttori della Centrale di Porto Tolle. L’accusa è l’omissione dolosa di cautele contro disastri e infortuni sul lavoro dal ’98 al 2009.

A deciderlo è stato il Gup di Rovigo, Alessandra Testoni, che ha stabilito il rinvio a giudizio per il prossimo 24 settembre di alcuni tra i massimi dirigenti di Enel e della centrale di Porto Tolle, alla presenza del giudice monocratico di Adria.

Gli indagati sarebbero accusati dunque di essere responsabili del mancato adeguamento degli impianti durante il funzionamento della centrale ad olio combustibile, utile a ridurre la quantità di emissioni inquinanti. L’adeguamento era imposto in base alle direttive dell’Ue. La conseguenza di questo deficit avrebbe portato, secondo le accuse, alla diffusione di alcune patologie respiratorie nella zona.

Si tratta di Leonardo Arrighi, che ha siglato il progetto di conversione a carbone per conto di Enel Produzione, Renzo Busatto e Carlo Zanatta, ex direttori della centrale, l’attuale amministratore delegato di Enel Fulvio Conti, Franco Tatò che occupò la carica dal 1996 al 2002 e Paolo Scaroni fino al 2005, gli ex presidenti di Enel Produzione, Alfredo Inesi, Antonino Craparotta, Giuseppe Antonio Potestio e Sandro Fontecedro.

La Procura adesso sta esaminando il contenuto di uno studio epidemiologico portato avanti dalla Asl di Rovigo e da quella di Adria riguardanti il periodo compreso tra il 1998 e il 2006, da cui emerge che alcuni bambini fino a 14 anni, residenti nei comuni di Porto Tolle, Porto Viro, Ariano nel Polesine, Taglio di Po, Rosolina, Mesola sarebbero stati colpiti da malattie respiratorie in misura maggiore rispetto alla media. Il picco si sarebbe registrato tra il 1998 e il 2002, quando l’11% dei ricoveri fu provocato da disturbi dell’apparato respiratorio.

Si attende ora che il processo abbia inizio, il prossimo 24 settembre, quando i giudici cercheranno di capire se l’ipotesi dell’accusa possa essere davvero concreta e se il mancato adeguamento della centrale possa aver arrecato un danno alla salute dei cittadini della zona.

Soddisfatti gli ambientalisti. Greenpeace, Legambiente e WWF hanno infatti espresso il proprio apprezzamento per il lavoro della magistratura sulla vicenda. Costituitesi parte civile nel procedimento, le tre associazioni hanno dichiarato congiuntamente: “Secondo l’accusa la centrale Enel di Porto Tolle è stata gestita in modo illegale con conseguenze ambientali e sanitarie gravi ed è per questo che ci appare invece sconsiderata la volontà di riattivare questa centrale altamente inquinante per fronteggiare l’emergenza energetica di questi giorni. La gestione miope e conservativa della risorse energetiche di cui il Paese dispone e che importa non può determinare la riattivazione di un impianto estremamente dannoso, sul quale sono in corso procedimenti penali della massima gravità“.

Francesca Mancuso

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