Pesca pirata nei nostri mari e l’Italia finisce in lista nera

Per la seconda volta consecutiva l'Italia si aggiudica la lista nera del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) a causa della pesca illegale.

Per la seconda volta consecutiva l’Italia si aggiudica la lista nera del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration). La pesca illegale, non dichiarata e non documentata, e la totale inefficacia delle sanzioni applicate al largo delle coste italiane sono le principali accuse che l’Agenzia federale statunitense ha mosso al nostro Paese.

A fornire le segnalazioni e i rapporti necessari al NOAA per avere un chiaro quadro della situazione è stata soprattutto Greenpeace che, nel 2008 e nel 2009 è riuscita a bloccare ben due pescherecci illegali.

Nel rapporto del 2009 l’Agenzia d’oltreoceano aveva utilizzato le segnalazioni fatte dall’Arctic Sunrise, la famosa rompighiaccio impegnata in un tour nel Mediterraneo. In quell’occasione gli attivisti verdi erano riusciti a sequestrare ben due chilometri di reti spadare al peschereccio pirata Diomede II.

Nel rapporto del 2011, invece, compare il nome di Federica II. La nave pirata fermata dagli ambientalisti, questa volta a bordo della Rainbow Warrior, nel canale di Sicilia con oltre dieci chilometri di spadare a bordo.

Ed è proprio il NOAA che, in una nota, ha chiesto misure più severe e norme più efficaci per fermare le attività di pesca illegale. Il Decreto Ministeriale del 14 ottobre 1998 che prevede, tra le sanzioni, la sospensione della licenza di pesca sembra non essere sufficiente. Non solo, il Ministro Galan ha recentemente parlato di “Tolleranza Zero” ma, a detta degli ambientalisti, alle parole non sono seguiti fatti concreti.

Oltre al danno sugli ecosistemi marini anche la beffa economica. Nel 2008 la Commissione Europea ha richiesto all’Italia la restituzione di oltre 7 milioni di euro per i casi di pesca illegale non sanzionata. Anche gli Stati Uniti potrebbero proporre delle sanzioni aggiuntive da applicare alla flotta italiana. Come l’accesso negato ai porti statunitensi e il bando delle importazioni di alcuni prodotti ittici.

La gravità della situazione ha spinto Greenpeace, insieme a MarevivoWwf, Legambiente e LAV, ha richiedere un incontro con il Ministro Galan.

Speriamo che il detto “Non c’è due senza tre” almeno questa volta non valga. Perché se è vero che per la seconda volta consecutiva l’Italia è finita nella lista nera del NOAA, è altrettanto vero che una terza sarebbe inaccettabile.

Serena Bianchi

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