Ottana: è disastro ambientale. Amianto e fusti nella zona industriale sarda

Ettari di amianto, fusti, tubazioni e ferraglie. A Ottana, la Commissione d’inchiesta certifica il disastro ambientale. Tutta la zona industriale sarda è inquinata e le bonifiche sono in forte ritardo.

Ettari di amianto, fusti, tubazioni e ferraglie. A Ottana, la Commissione d’inchiesta certifica il disastro ambientale. Tutta la zona industriale sarda è inquinata e le bonifiche sono in forte ritardo.

Dopo il primo sopralluogo, adesso gli amministratori del territorio si confrontano con la Commissione per capire quale sarà il futuro della zona industriale.

Già nel 2016, un’ordinanza emessa dal sindaco di Ottana, Franco Saba stabiliva che: “L’intera area versa in condizioni di elevata precarietà ambientale sicuramente non più procrastinabile nel tempo e rappresenta un elevato rischio di inquinamento per il suolo, sottosuolo, aria e acqua”.

“Si impone ai proprietari delle aree industriali inquinate «di provvedere con la massima urgenza, entro e non oltre il termine di trenta giorni, alla rimozione dei rifiuti abbandonati nelle aree individuate, allo smaltimento degli stessi nei modi di legge tramite soggetti opportunamente autorizzati e al ripristino dello stato dei luoghi, previo accordo con il nucleo di polizia giudiziaria del Corpo forestale e di vigilanza ambientale”.

Dopo due anni, la bonifica è in forte ritardo: si sono persi 2.500 posti di lavoro, oggi ne sono rimasti solo 500.
Già sotto sequestro un mega capannone ex Montefibre: c’è più di un sospetto per la presenza di rifiuti inquinanti.

“Nei depositi di molti capannoni abbiamo trovato liquido maleodorante. Ecco sarebbe interessante capire se resta lì, o se va a finire nel sottosuolo inquinando le falde acquifere”, spiega il presidente della Commissione Luigi Crisponi.

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Adesso, bisognerà verificare proprio il livello di inquinamento delle acque del Tirso e lo stato delle procedure di bonifica, oltreché di valutare le ragioni del tracollo e della desertificazione economica e individuare un percorso per l’eventuale riconversione del sito considerando strumenti di welfare per tutti i lavoratori espulsi dal ciclo produttivo.

“Ciò che possiamo dire sin d’ora è che qui non c’è traccia dello Stato, è vero che certe aree sono finite sotto la lente della Procura, ma è come se questo fosse avvenuto più per le inchieste giornalistiche che per altro”, sottolinea Crisponi.

La commissione, promette, “di far luce sugli atti, sull’operato di Ispra e Arpas, sul mancato richiamo al principio per cui chi inquina paga”. Un focus che non potrà prescindere dall’audizione di soggetti di volta in volta “interessati alla crescita industriale”, ma anche di quelli che “avrebbero dovuto controllare”, precisa il presidente.

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Dominella Trunfio

Foto: Ansa

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