Nucleare in Italia: il punto della situazione dopo Fukushima

Mentre Germania, Belgio e Svizzera, stanno rivedendo i loro piani sul nucleare, dopo la devastante catastrofe che ha colpito il Giappone e che ha portato all’esplosione della centrale di Fukushima , l’Italia per parola del Ministro per l'Ambiente Stefania Prestigiacomo, convinta nuclearista e “l’unico Ministro dell’Ambiente ad essere favorevole al nucleare” come ha affermato Beppe Grillo in un’intervista televisiva, fino a ieri sosteneva “il nucleare si deve fare”. Ma proprio a causa dei molto caldi dibattiti sulla questione dell’atomo dell’ultima settimana, il Ministro in un clamoroso fuori onda ha fatto dietro front.

Mentre Germania, Belgio e Svizzera, , dopo la devastante catastrofe che ha colpito il Giappone e che ha portato all’esplosione della , l’Italia per parola del Ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo, convinta nuclearista e “l’unico Ministro dell’Ambiente ad essere favorevole al nucleare” come ha affermato Beppe Grillo in un’intervista televisiva, fino a ieri sosteneva “il nucleare si deve fare”. Ma proprio a causa dei molto caldi dibattiti sulla questione dell’atomo dell’ultima settimana, il Ministro in un clamoroso “fuori onda”.

Forse in vista delle prossime elezioni amministrative, che secondo il Presidente del Consiglio “potrebbero essere compromesse” proprio per le polemiche che il tema dell’atomo alimenterebbe, le decisioni sul nucleare sono state rinviate.

Secondo le ultime affermazioni del Sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia, “non potranno essere realizzate centrali nucleari nelle Regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazioni degli impianti nel loro territorio”.

La localizzazione dei siti nucleari

Rimane ancora in piedi però la questione della localizzazione dei siti nucleari essendo ancora al vaglio del Senato la legge che dovrebbe regolamentarli e decidere dove costruire le centrali: a quale regione spetterà in futuro questo regalo indesiderato, se si andrà davvero avanti sul fronte del nucleare?

Margherita Hack: centrali nucleari in Sardegna

Al momento solo 4 Regioni su 21 accetterebbero l’installazione di una centrale al loro interno e proprio a questo proposito è intervenuta sull’argomento l’ultraottantenne ‘astrofisica Margherita Hack, che ha fatto spesso scalpore con le sue opinioni scientifiche, schierandosi a favore dei nuclearisti. Infatti la famosa scienziata ha dichiarato che “c’è bisogno di rischiare, altrimenti saremmo rimasti all’età della pietra”. Dove? Per la Hack sarebbe la nostra bellissima Sardegna il luogo ideale ad accogliere la costruzione del reattore di 3° generazione.

In un intervista rilasciata al “Il Giornale”, Margherita Hack ha espresso la sua opinione più che favorevole sull’installazioni di centrali sul nostro territorio, principalmente per il motivo dell’insufficienza e totale dipendenza energetica dell’Italia verso altri paesi come la Francia.

Secondo la scienziata l’unico inconveniente per l’Italia, che potrebbe causare problemi alla scelta di costruire un reattore, sarebbero proprio la sua conformazione e il suo territorio altamente sismico. Dunque sarebbe necessario scegliere zone o meglio regioni più adatte e “isolate” e quale tra le tante se non la Sardegna?

Gli italiani non vogliono una Fukushima sotto casa

Intanto dalle 60 associazioni riunite nel comitato del Comitato “Vota Sì per fermare il nucleare” arriva la critica alle ultime e più prudenti dichiarazioni di vari esponenti del governo: “Un ravvedimento ambiguo e interessato dell’Esecutivo, che mentre predica una pausa di riflessione manda avanti in Parlamento la norma sulla localizzazione delle centrali che, non lo dimentichiamo, prevede anche l’uso dell’esercito per far costruire gli impianti. Non serve nessuna pausa di riflessione:il nucleare sicuro non esiste, e gli italiani non vogliono rischiare di trovarsi una Fukushima in casa”.

Sulla questione è intervenuto anche Ermete Realacci, responsabile green economy del PD che invita il Governo a “fermare il provvedimento, approvato alla Camera e ora in esame al Senato, sulla localizzazione e la realizzazione delle centrali nucleari. Se non sara’ fatto questo tutte le parole che stiamo ascoltando in questi ultimi giorni sono pronunciate da una lingua biforcuta”.

Non si puo’ da una parte dire che serve un momento di riflessione e che le centrali si realizzeranno solo con il consenso degli enti locali e dall’altra approvare una legge che permetterà l’esatto contrario perché di fatto con questo provvedimento il Governo potrà costruire centrali e siti di stoccaggio delle scorie con un atto di imperio e contro la volontà di regioni, comuni e cittadini. Su un tema tanto importante serve serietà, non frottole e inganni”.

Umberto Veronesi: propone moratoria ma non rinnega l’atomo

E intanto anche Umberto Veronesi, Presidente dell’Agenzia per la Sicurezza nucleare, invitato da un articolo di Francesco Merlo a prendere posizione dopo i fatti del Giappone, lo fa su Repubblica di questa mattina con un intervento in cui ribadisce la sua convinzione sul nucleare proponendo però una moratoria:

La lezione che credo dobbiamo trarre da Fukushima è che non possiamo non rivedere la strategia nella progettazione degli impianti nucleari. Il che non vuol dire ripensare o tornare sui propri passi, ma capire il problema alla radice, avere il coraggio di riconoscerlo e sforzarci di superarlo. Se è vero – ed è scientificamente vero- che senza l’energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà, non dobbiamo fare marcia indietro, ma andare avanti, ancora più in là, con la conoscenza e il pensiero scientifico. […]La scelta dell’energia nucleare è dunque inevitabile e il nostro compito è ora quello di garantirne al massimo la sicurezza per l’uomo e l’ambiente”.

Abbiamo per anni sostenuto che gli impianti di ultima generazione sono sicuri e con un rischio di incidente vicino allo zero. Oggi il Giappone ci impone di riconsiderare criticamente questa convinzione” – continua Veronesi che poi conclude: “La tragedia giapponese ci impone inoltre di pensare fuori dalle logiche nazionali. È evidente ora che i piani energetici devono essere discussi a livello internazionale. In Italia ci troviamo nella circostanza favorevole di partire da zero e quindi di poter scegliere, senza fretta, il modello strategico migliore”.

Non si fa attendere la replica di Greenpeace e in particolare del suo Direttore esecutivo Giuseppe Onufrio che, di contro, invita il Professore a dimettersi: “Abbiamo contestato la nomina di Veronesi sin dall’inizio in quanto persona non competente in materia di sicurezza nucleare. E avevamo ragione. Già mesi fa il professore aveva fatto dichiarazioni di abnorme stupidità sulle scorie nucleari, definite tanto innocue da poterle tenere in camera da letto, e ha poi continuato a svolgere il ruolo di “piazzista nucleare”, che lo rende indegno di rappresentare l’autorità di sicurezza nucleare”.

L’associazione dell’arcobaleno, si unisce, dunque, alle altre associazioni ambientaliste del Comitato “Vota Sì per fermare il nucleare” nel chiedere le dimissioni dell’intero vertice dell’Agenzia: “Veronesi si è lamentato che l’Agenzia di sicurezza nucleare ancora non ha nessuna struttura e che fanno le loro riunioni al bar“, conclude Onufrio: “È il luogo adatto per persone che su una materia tanto delicata hanno fatto solo chiacchiere da bar”.

Accorpare il referendum e inviare i soldi risparmiati in Giappone

Proprio dal Comitato antinucleare, riunito ieri in una conferenza stampa arriva nuovamente l’invito ad accorpare il voto dei referendum sul nucleare e l’acqua con quello delle amministrative e a destinare i soldi che verrebbero in tal modo risparmiati – circa 400 milioni di euro- al Giappone.

Nonostante il recente voto contrario della Camera –affermano i rappresentati delle associazioni nella conferenza stampa nella sede romana del Comitato – è necessario che il governo ci ripensi: è una questione che ha a che fare con la democrazia nel nostro Paese, ma non solo”. Secondo il Comitato, infatti, “e’ impensabile un tale spreco di soldi pubblici. Non solo per la situazione italiana – coi tagli a 360 gradi del governo e le famiglie che ancora scontano i danni della recessione globale. Ma anche per quello che sta accadendo in Giappone. Per questo chiediamo all’Esecutivo di abbandonare il furore ideologico e tornare coi piedi per terra: i 400 milioni risparmiati accorpando amministrative e referendum potrebbero essere destinati agli aiuti per il Giappone”.

Una richiesta che a noi sembra più che ragionevole e che è possibile sostenere nella petizione online su www.fermiamoilnucleare.it

Gloria Mastrantonio e Simona Falasca

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